Non accenna a diminuire lo scontro in commissione Antimafia che vede sotto i riflettori i parlamentari Cinque Stelle ed ex magistrati Scarpinato e de Raho. Stavolta la tensione si alza in ufficio di presidenza, durante l’ultima riunione durata oltre due ore. Il tema al centro della discussione è quello che riguarda la presunta intercettazione secondo cui il senatore della stessa commissione, Antonio Scarpinato, avrebbe provato a concordare domande e risposte con l'ex collega Gioacchino Natoli in occasione di una sua audizione che riguardava le indagini sulla cancellazione dei brogliacci dell’inchiesta sull'imprenditore mafioso Antonino Buscemi, figura associata alle vicende sulla morte di Borsellino. Nonostante la presunta conversazione (riportata dal giornale La Verità) sia stata smentita da Scarpinato, l’Antimafia va avanti e prende provvedimenti che annunciano battaglia. La presidente Chiara Colosimo ha annunciato una proposta di modifica della legge istitutiva della commissione per contrastare conflitti di interessi che coinvolgano uno o più componenti: in questi casi si chiederebbe al parlamentare di astenersi dalle attività su fatti che lo riguardano, compresa la consultazione di documentazione e atti di specifiche inchieste. La proposta di legge sarà presentata in Antimafia la prossima settimana per eventuali integrazioni e sarà subito discussa in commissione per poi avviarne - probabilmente con urgenza - l'iter in Parlamento per una sua approvazione in tempi rapidi. Un passo in avanti che non tutti hanno condiviso al vertice tra i parlamentari. In ufficio di presidenza sono state ripercorse le tappe del caso che coinvolge Scarpinato, ricordando che la Procura di Caltanissetta ha inviato lo scorso 5 settembre un fascicolo alla commissione contenente le intercettazioni tra il senatore e Natoli. Poi durante la riunione, attraverso una lettera, Scarpinato ha ufficialmente chiesto alla commissione che gli atti trasmessi fossero reinviati alla procura nissena per «evitare il rischio che "strumenti investigativi di particolare invasività» «possano essere impiegati con scopi persecutori o di condizionamento». Quindi di provvedere a un nuova trasmissione degli atti solo dopo il deposito o comunque al termine delle indagini preliminari per la selezione di quelle intercettazioni. La richiesta, sostenuta in primis dal vice presidente Cafiero de Raho, è stata però respinta ed è stato disposto che quegli stessi atti saranno invece diffusi ai membri della commissione seppure in regime di segretezza. Contemporaneamente sta per essere avviato anche l’iter per la proposta di legge per le regole sul conflitto di interessi dei componenti dell’Antimafia: un provvedimento che colpirebbe anche il deputato de Raho, finito nei mesi scorsi al centro delle polemiche per le vicende legate all’inchiesta di Perugia sui presunti dossieraggi, visto che all’epoca dei fatti de Raho era procuratore nazionale antimafia.