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Don Rugolo e gli abusi su due minori in Sicilia: il prete fa appello dopo la condanna

Don Rugolo era stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nel 2021. La sentenza di primo grado è stata pronunciata lo scorso marzo.

E’ stata impugnata in appello la sentenza di primo grado con la quale il tribunale di Enna aveva condannato a 4 anni e 6 mesi il sacerdote Giuseppe Rugolo, accusato di violenza sessuale aggravata su minori. A ricorrere al secondo grado di giudizio sono stati i legali del sacerdote, avvocati Antonino Lizio e Dennis Lovison e il legale che rappresenta la Curia e il vescovo di Piazza Armerina (En), avvocato Gabriele Cantaro.

Nella sentenza il tribunale di Enna ha riconosciuto la Curia quale responsabile civile in solido con Rugolo. La tesi della responsabilità civile della Curia è stata sempre contestata dal legale che rappresenta il vescovo Rosario Gisana, per il quale la Curia non ha personalità giuridica.

L’avvocato Cantaro, nei motivi di appello, sottolinea che le persone giuridiche legalmente riconosciute sono solo la Diocesi e il seminario vescovile, non la Curia.

I legali del sacerdote, invece, contestano l’intero costrutto delle accuse che hanno trovato accoglimento nella sentenza di condanna. La difesa di Rugolo chiede che si proceda alla riapertura del dibattimento, con l’audizione di testi a discarico e l’assunzione di prove, oltre a una nuova escussione di due presunte vittime.

Il processo era scaturito dalla denuncia presentata da un giovane, all’epoca dei fatti minorenne, che aveva deciso di raccontare tutto perchè il sacerdote che ne avrebbe abusato, continuava a occuparsi di giovanissimi nell’ambito delle attività parrocchiali, malgrado lui e i suoi familiari avessero segnalato i comportamenti di Rugolo prima ad altri sacerdoti e poi al vescovo Gisana.

Rugolo era poi stato assegnato ad una diocesi emiliana, ufficialmente per motivi di studio, ma aveva continuato a occuparsi di attività con i giovani. Don Rugolo era stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nel 2021. La sentenza di primo grado è stata pronunciata lo scorso marzo.

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