Voluto dal sindaco, Raffaele Scaturchio, e stimolato da un comitato civico spontaneo contrario, si è svolto nei giorni scorsi alla biblioteca comunale di Dasà un pubblico, partecipato e “acceso” incontro sull’ubicazione della nuova sede dell’ufficio postale, “sfrattato” più di un anno fa dai proprietari dalla storica sede privata all’ingresso del paese. Sfratto che ha determinato un primo impegno ricognitivo da parte dell’amministrazione comunale per individuare nuovi locali. Infruttuoso, si è dovuto optare provvisoriamente per un container, posizionato, con tutti i disagi per gli utenti, nel cortile della biblioteca. Ciò premesso è seguita una nuova ricognizione. Infruttuosa anche questa, poiché, nonostante almeno 4 adesioni, per le condizioni strutturali ma, soprattutto, economiche richieste (massimo 3 euro a metro per 70 metri, da tassare, ovviamente), lo stabile non è stato individuato. Da qui la concessione, a titolo oneroso (280 euro mese, da reinvestire per “nuovi progetti culturali, magari l’acquisto di ulteriori libri”) di una parte della biblioteca comunale. La stessa, con condivisione di atrio e cortile esterni ma entrate distinte, verrebbe così riadattata: ala sinistra destinata all’ampia sala convegni, con ingresso da attuale finestrone; ala destra riservata a biblioteca, con entrata autonoma; ala centrale riservata alla posta, che ingloberebbe una piccola parte dei bagni, la cui gran parte spetterebbe alla sala convegni. Tutto separato e congeniale al mantenimento di un servizio essenziale, soprattutto dopo la perdita della filiale Bcc. Favorevole l’amministrazione Scaturchio, che, col consenso della maggioranza dei presenti, ha esposto le proprie ragioni: «il progetto – ha detto Scaturchio – consentirà di non dipendere da paesi vicini e avere un ufficio postale moderno, “Polis” e con Atm». Neutrale l’Associazione culturale, “erroneamente chiamata in ballo”. Opposto, ovviamente, il comitato spontaneo, presieduto da Francesco Romanò, già sindaco e amministratore del comune che, da portavoce degli aderenti, (dopo aver presentato una lettera aperta ai “social” e alla minoranza, che non si è compreso se sia stata letta o meno), e, premettendo “l’incompatibilità di un parco giochi per bambini con l’ufficio postale”, ha esposto tante ragioni a sostegno. Si sintetizzano in un: «Progetto di biblioteca nato per la crescita e l’elevazione, a fini sociali e culturali, della comunità dasaese», (con un lungo elenco di tutto ciò a cui, negli anni, la struttura è servita, compresa la “vaccinazione anti “Covid”, ndr). Tante altre le contestazioni, più o meno valide, cui è seguito un coinvolgente e “animato” dibattito. Il discorso, ai limiti della degenerazione, si è dilungato molto. Il messaggio recepito. Da parte dell’amministrazione: “stiamo facendo di tutto per mantenere un servizio essenziale”. Da parte del comitato (almeno degli interlocutori): “la biblioteca l’abbiamo fatta noi e non si tocca”. Si accettano smentite (o “retroscena alternativi”). E possibilità accettabili e rapidamente fattibili. Perché i servizi “essenziali” scemano. E i paesi vanno via con essi.
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