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Dai mutui ai prestiti, cosa cambia con il taglio Bce: rate più leggere, scende il costo del debito pubblico

Rate dei mutui variabili in essere meno pesanti, tassi migliori per i finanziamenti e prestiti da richiedere da qui ai prossimi mesi. E un costo per rifinanziare il debito pubblico, in primis quello dell’Italia, che si riduce come già evidenziato dall’andamento dello spread, ai minimi degli ultimi tre anni. La decisione della Bce di tagliare il costo del denaro di 25 punti, visto il rallentamento dell’inflazione, ha una serie di effetti, sia immediati sia nel medio termine, sui cittadini, le imprese e i governi.

  • Rate dei mutui in corso più leggere. I mutui a tasso variabile e senza cap in Italia sono oramai una minoranza. Sul totale di 423,4 miliardi erogati, circa un terzo, 144 miliardi, è a tasso variabile e i restanti 279 miliardi sono a tasso fisso. Ma per chi ha ancora un finanziamento del genere, la decisione della Bce alleggerisce una rata che era schizzata verso l’alto nei mesi scorsi. Le rate dei vecchi mutui a tasso variabile sono cresciute fino al 78% in più. Come sottolinea un’analisi Fabi, per un prestito da 150.000 euro della durata di 20 anni, la rata mensile è di 1.180 euro, ben 515 euro in più rispetto a quella che si sarebbe ottenuta due anni fa, ovvero 665 euro. Ora il risparmio sarà di circa 20 euro al mese ed è destinato ad aumentare in caso di ulteriori tagli.
  • Nuovi prestiti più convenienti. Gli indici di mercato e le offerte delle banche avevano già anticipato la decisione Bce. I tassi sono quindi già calati nelle scorse settimane e scenderanno ancora da qui ai prossimi mesi. Per Mutuionline.it il variabile è offerto a un TAN medio del 4,33% con punte fino al 3,86%. La media potrebbe abbassarsi al 4,08% nei prossimi giorni e ancora di più nel corso del 2025. Se la Bce dovesse proseguire infatti in queste scelte, il variabile raggiungerebbe il fisso, che in media ora viaggia al 3,06% con punte anche fino al 2,7%.
  • Respiro per gli investimenti. Le analisi della Bce e di Banca d’Italia indicano una scarsa domanda da parte delle imprese a causa della stagnazione economica e conseguente ribasso dei prestiti, che dura da diversi mesi. Anche i tassi elevati tuttavia hanno avuto un ruolo nel frenare gli investimenti che ora, con condizioni monetarie migliori, potrebbero risollevarsi.
  • Calo dei rendimenti dei titoli di Stato. Nelle prossime aste, il Tesoro spunterà cedole più leggere per rifinanziare il debito. Il rendimento medio misurato dalla Banca d’Italia a ottobre era del 3,154% con un massimo di 4,049% delle scadenze oltre i 20 anni. Al contrario, i valori dei titoli in circolazione sul secondario potrebbero salire.
  • Mercati azionari. Le conseguenze sui listini da una politica monetaria più accomodante sono difficilmente prevedibili. Troppe le variabili, sia esse finanziarie sia geopolitiche, specie in un momento come quello attuale caratterizzato da altissima incertezza.

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