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A Licata si spala fango e si contano danni del Salso

Dopo esondazione anche i cittadini al lavoro. Campagne devastate

Dalla siccità all’alluvione: la Sicilia non conosce misura. La pioggia che ieri non ha risparmiato nessun angolo dell’isola, dopo mesi di arsura, ha provocato danni soprattutto nella parte centro-orientale dell’isola, bloccando arterie stradali, allagando case, negozi e devastando aziende agricole, com'è accaduto a Licata. Nel griosso centro dell’Agrigentino gli ortaggi erano miracolosamente sopravvissuti alla scarsità di acqua e quando erano pronti per la raccolta sono stati inghiottiti dall’esondazione del Salso. Il fiume, nel massimo della piena, ha raggiunto otto metri d’altezza, come non si era mai visto da quelle parti.

Incessante il lavoro per spalare il fango, che dalla notte ha visto coinvolti volontari, pompieri, protezione civile, impiegati comunali, sindaco e cittadini. Ma il teatro della distruzione è desolante, come dice il primo cittadino Angelo Balsamo guardando il mercato ortofrutticolo e la vicina stazione ferroviaria, invasi da acqua e rifiuti. «Gli imprenditori sono disperati - aggiunge -. Il mercato non si può bloccare, sarebbe una mazzata. Le aziende non hanno perso solo il prodotto, ossia peperoni, melanzane, zucchine, ma anche le serre, i tunnel e gli impianti all’avanguardia per risparmiare l’acqua nebulizzandola. Senza aiuti l’agricoltura potrà considerarsi morta». E per questo chiede l’immediata dichiarazione dello stato di calamità naturale, mentre si chiede se già domani sarà possibile riaprire le scuole, anch’esse investite dal fango.

Disperazione ma anche rabbia: «Prima la siccità terribile, poi arriva l’acqua e la buttiamo al mare. Lo scempio nello scempio. Sei metri cubi al secondo della diga Cuminelli, fino all’altro ieri vuota, vanno a finire in mare perché non si possono invasare», spiega il sindaco.

Da Licata a Catania - passando per le aree del Nisseno e dell’Ennese con strade e tratti di ferrovia chiusi per frane - dove rimangono impresse le immagini della giovane nigeriana, impiegata in un bar, che ieri si è lanciata in strada per salvare un motociclista trascinato dall’acqua nella centrale via Etnea trasformata in un fiume. Ma anche la parte occidentale fa i conti col maltempo. A Palermo l’aeroporto è rimasto chiuso per via degli allagamenti che hanno compromesso gli impianti elettrici e soltanto nella tarda serata di ieri lo scalo è stato riaperto.

Intanto, la tregua di oggi non è detto che duri anche nei prossimi giorni. Dal pomeriggio e per le prossime 24 ore la protezione civile regionale ha infatti diramato l’allerta gialla per rischio temporali nelle province di Messina, Catania, Siracusa e Ragusa.

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