Giovedì 21 Novembre 2024

Banca Progetto e i soldi alla 'ndrangheta. Tra i coinvolti ci sono uomini vicini al clan Tripodi di Vibo. L'Istituto smentisce il coinvolgimento

«Tutte fatture false». Così Maurizio Ponzoni, ritenuto legato ad un clan della 'ndrangheta, ha raccontato ai giudici come sarebbe stato usato il denaro di uno dei finanziamenti, con garanzia statale, ottenuti da una delle società a lui riconducibile ed erogati da Banca Progetto, oggi finita in amministrazione giudiziaria per questa "contaminazione criminale", con un provvedimento che è il primo nel suo genere nei confronti di un istituto di credito. Le dichiarazioni di Ponzoni, scrive la Sezione misure di prevenzione del Tribunale milanese, «forniscono una emblematica rappresentazione della condotta omissiva dell’istituto bancario». Le somme erogate dalla banca, si legge ancora, sono state fatte «confluire successivamente in diverse società, talune riconducibili allo stesso Ponzoni» e intestate a "prestanome". Al pm che gli ha chiesto «queste sono tutte fatture false?», Ponzoni ha risposto: «Tutto falso».

La connivenza con i clan e la cosca Tripodi di Vibo

Negli atti risulta che Banca Progetto sarebbe stato «uno strumento» grazie al quale uomini vicini ai clan - in particolare Ponzoni ed Enrico Barone (quest’ultimo legato alla cosca Tripodi di Vibo Valentia) - hanno avuto «liberamente accesso al credito». Sono situazioni «tossiche» quelle che si sono create e che, per i giudici, necessitano della nomina di un’amministratore giudiziario per un anno, nello specifico Maria Pezzuto, la quale affiancherà il management dell’istituto soprattutto per rafforzare i «presidi di controllo interno». Un’udienza per verificare il lavoro che verrà svolto con l'amministrazione giudiziaria è stata fissata per il 25 febbraio prossimo.

La posizione della Banca

Banca Progetto ha smentito le accuse di essere commissariata e coinvolta in un'indagine della Guardia di Finanza per presunti finanziamenti legati alla 'ndrangheta. In un comunicato, l'istituto ha chiarito che né la banca, né i suoi esponenti o dipendenti, sono sotto indagine, rassicurando clienti e stakeholder che continuerà a operare regolarmente.

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