«Si ponga fine all’escalation, si metta al primo posto il rispetto della vita umana. Troppe vittime innocenti! Troppi bambini massacrati!». È accorato come non mai l’appello che rilancia papa Francesco all’Angelus nella domenica in cui, con la messa nella Basilica di San Pietro, chiude il Sinodo dei Vescovi sulla Chiesa sinodale. «Per favore - chiede al popolo dei fedeli dalla finestra del Palazzo apostolico - continuiamo a pregare per la pace, specialmente in Ucraina, Palestina, Israele, Libano, perché si ponga fine all’escalation e si metta al primo posto il rispetto della vita umana, che è sacra!». «Le prime vittime, lì, sono tra la popolazione civile -sottolinea il Pontefice -: lo vediamo tutti i giorni. Troppe vittime innocenti! Vediamo ogni giorno immagini di bambini massacrati. Troppi bambini! Preghiamo per la pace». Francesco ricorda che domani si aprirà a Ginevra "un’importante Conferenza Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, a 75 anni dalle Convenzioni di Ginevra». "Possa tale evento risvegliare le coscienze - auspica - affinché, durante i conflitti armati, siano rispettate la vita e la dignità delle persone e dei popoli, come anche l’integrità delle strutture civili e dei luoghi di culto, in osservanza del diritto internazionale umanitario». «È triste vedere come nella guerra, da qualche parte, si distruggono gli ospedali e le scuole», lamenta. Il Papa ricorda anche che «il 22 ottobre ricorreva il 50/o anniversario della creazione, da parte di San Paolo VI, della Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo, e domani sarà il 60/o della Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Ecumenico Vaticano II». «Soprattutto in questi tempi di grandi sofferenze e tensioni - aggiunge -, incoraggio quanti sono impegnati a livello locale per il dialogo e per la pace». Oltre a commemorare il prete gesuita di origini indigene Marcelo Perez Perez assassinato domenica scorsa nel Chiapas e a dirsi vicino alle popolazioni delle Filippine colpite dal ciclone, papa Bergoglio rileva che «oggi abbiamo concluso il Sinodo dei Vescovi. Preghiamo perché tutto quello che abbiamo fatto in questo mese vada avanti per il bene della Chiesa». E dopo che ieri si è approvato e pubblicato il documento finale che imposta il futuro della sinodalità nel corpo ecclesiale - Francesco ha deciso che non ci sarà un’esortazione apostolica, essendo già sufficiente quanto indicato nel testo -, nella messa in San Pietro che chiude un lavoro di tre anni e di due assemblee generali traccia anche le linee di una Chiesa sinodale quanto mai legata al «grido» che proviene dal mondo e dall’umanità e alla necessità di farvi fronte. «Dinanzi alle domande delle donne e degli uomini di oggi, alle sfide del nostro tempo, alle urgenze dell’evangelizzazione e alle tante ferite che affliggono l’umanità, non possiamo restare seduti», avverte. Il Papa invita quindi a raccogliere «il grido di tutte le donne e gli uomini della terra: il grido di coloro che desiderano scoprire la gioia del Vangelo e di quelli che invece si sono allontanati; il grido silenzioso di chi è indifferente; il grido di chi soffre, dei poveri e degli emarginati, dei bambini schiavi del lavoro, schiavizzati in tante parti del mondo per un lavoro; la voce spezzata di chi non ha più neanche la forza di gridare a Dio, perché non ha voce o perché si è rassegnato». «Non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta e rinunciataria - ribadisce -, ma di una Chiesa che raccoglie il grido del mondo e, voglio dirlo, forse qualcuno può scandalizzarsi, una Chiesa che si sporca le mani per servirlo». «Non una Chiesa seduta, ma una Chiesa in piedi - dice ancora il Pontefice -. Non una Chiesa muta, ma una Chiesa che raccoglie il grido dell’umanità. Non una Chiesa cieca, ma una Chiesa illuminata da Cristo che porta la luce del Vangelo agli altri. Non una Chiesa statica, ma una Chiesa missionaria, che cammina con il Signore lungo le strade del mondo».