Il primo bimbo partorito, a maggio 2023, «ho provato a scuoterlo. Non respirava. L’ho messo nel giardino». Il secondo, nato ad agosto dell’anno dopo, «aveva gli occhi aperti, ma non emetteva suoni». Sono parole di Chiara Petrolini, la studentessa e baby sitter di 21 anni che si trova agli arresti domiciliari in relazione alla morte dei due suoi neonati partoriti a circa un anno di distanza e trovati sepolti nel giardino della villetta di famiglia a Traversetolo in provincia di Parma.
Dichiarazioni rese dalla ragazza negli interrogatori e riportate dalla Gazzetta di Parma. Chiara è ai domiciliari dal 20 settembre ma il 17 ottobre il tribunale del Riesame di Bologna ha accolto l’appello della Procura di Parma che ha chiesto per lei il carcere. Una misura che al momento è sospesa, come da prassi, perché va atteso il deposito delle motivazioni e poi l’esito dell’eventuale, ma assai probabile, ricorso della difesa - avvocato Nicola Tria - in Cassazione che non avverrà prima di un paio di mesi. L'accusa, nel chiedere la restrizione più severa della libertà, ha contestato alla 21enne l’omicidio e la soppressione dei cadaveri.
L’orrore su un paesino fin qui anonimo si spalanca il 9 agosto di quest’anno. Il labrador dei Petrolini e i cani dei vicini scavano in giardino e appena sotto terra viene trovato il corpicino di un neonato. Il bimbo, risulterà poi da accertamenti, è stato partorito il 7 agosto da Chiara. È nato vivo, «ha respirato», ed è morto per shock emorragico dovuto al taglio non corretto del cordone ombelicale. Poi, dopo un mese, sono i carabinieri che scavano nell’aiuola e non distante dal primo cadavere trovano i resti poi risultati compatibili un altro neonato di 40 settimane. Il Dna rivelerà che entrambi sono figli della 21enne e del suo fidanzatino storico, suo coetaneo, col quale nell’ultimo periodo aveva dei tira e molla. Tutti - ragazzo, famiglia, amici - erano ignari delle due gravidanze e di quello che ne è seguito. Ignari i genitori, che nei giorni in cui vengono travolti dai primi riscontri degli inquirenti, intercettati si sentono chiedere spiegazioni alla figlia: «Cosa hai fatto? Sei stata tu? Così si va in galera». Ma davanti hanno una specie di muro di gomma. Del bimbo partorito il 7 agosto Chiara dice: «Aveva gli occhi aperti, ma non emetteva suoni».
Nell’interrogatorio del 10 settembre, ricostruisce il quotidiano parmigiano, gli investigatori fanno domande a Chiara sui resti che hanno trovato in giardino il giorno prima, appartenenti al bimbo nato un anno prima: la ragazza spiega di avere avuto le contrazioni e di averlo partorito «in camera di notte». «Ho tagliato il cordone ombelicale», aggiunge. Un elemento, questo, che potrebbe far ipotizzare che il piccolo possa essere morto per emorragia come il fratellino nato un anno dopo. «Ho provato a scuoterlo. Non respirava», è la sua versione. Secondo gli investigatori, coordinati dalla Procura di Parma, in base a vari riscontri quel primo bimbo sarebbe venuto alla luce il 12 maggio 2023, ma Chiara quando le viene chiesto quando è avvenuto il parto dice di non ricordare. La studentessa nega anche di avere indotto entrambi i parti, nonostante le numerosissime ricerche sul web in senso diametralmente opposto.
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