Il caso di Gino Panaiia (il giovane scomparso nella notte di Halloween e trovato morto nelle acque del Naviglio a Milano) appare particolarmente complesso e ricco di elementi insoliti, suscitando molteplici interrogativi. La sua scomparsa è circondata da dettagli misteriosi: una serie di oggetti rinvenuti lungo il percorso, come il guanto, il giacchetto, lo smanicato e lo scooter Piaggio, sembrano tracce di un’uscita confusa o precipitosa. Questi indizi, insieme alla sua ultima conversazione con la fidanzata, che segnala uno stato di disorientamento e confusione, rendono difficoltosa la ricostruzione precisa dei suoi movimenti.
La scoperta dei 20 chili di eroina nei pressi della cascina Casiglio aggiunge ulteriore complessità al caso. L’entità del carico, confezionato in borse con simboli di lusso, suggerisce una connessione con il traffico di droga organizzato, anche se non è chiaro se questa scoperta sia collegata alla scomparsa di Gino o se si tratti di una coincidenza.
Le indagini continuano a esplorare ogni possibile ipotesi, senza escludere legami con l’attività criminale familiare. Lo zio di Gino, Iginio Panaiia (60 anni, di Scandale, nel Crotonese, precedenti per narcotraffico ed ex ras delle case popolari di via Fleming), ha un passato nel mondo del narcotraffico e vicende personali che includono rapimenti e regolamenti di conti. Anche se non è detto che questi elementi siano direttamente collegati alla scomparsa, essi rappresentano un contesto che non può essere ignorato.
Al momento, resta da chiarire se l’incidente di Gino sia stato causato da un evento casuale, da una perdita di controllo dovuta al suo stato di ebbrezza o se vi sia stato un coinvolgimento di terze persone.
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