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"Clochard usato come bersaglio umano", arrestati per omicidio due maggiorenni e un minore. Il pm: "Spararono per provare una pistola"

«Mi ha detto che non sapeva neanche che la persona uccisa fosse indiana. Lui voleva utilizzare la pistola contro una persona che si trovava nel casolare, per verificare che l’arma funzionasse bene. Mi ha detto anche, mio zio, che lui ha mirato alla testa e che la vittima morì al secondo colpo». A parlare agli inquirenti è il 22enne Michele Vincenzo Guglielmi, aspirante collaboratore di giustizia e nipote di Paolo Natale Guglielmi, il 21enne (fratello del padre Luigi, anche se più piccolo) finito oggi in carcere a Bari con l'accusa di aver ucciso il 38enne indiano Nardev Singh, senzatetto, il 31 maggio scorso, in un casolare abbandonato del rione barese di Ceglie del Campo. Finiti in carcere, con la stessa accusa, anche un minorenne e un neo 18enne, minore all’epoca dei fatti. A Guglielmi è contestata l’aggravante della minorata difesa, altri tre 21enni sono indagati a piede libero per aver favorito la fuga degli aggressori.

Un omicidio freddo: il racconto di Michele Vincenzo Guglielmi

Dopo l’omicidio, Michele Vincenzo avrebbe videochiamato lo zio: «mi resi conto che rideva», ha detto. Il giorno dopo, come messo a verbale dal 22enne, «tutti e tre vennero a casa e mi dissero cosa era successo: Paolo Natale aveva sparato due colpi per provare l'arma su una persona e verificare che effettivamente fosse in grado di provocare danni seri».

La pistola modificata per vendicare un affronto: il movente dell'omicidio

Secondo quanto raccontato da Michele Vincenzo Guglielmi, arrestato di recente con l’accusa di violenza sessuale su una 16enne, la mattina di quel giorno lo zio e gli altri due avrebbero comprato una pistola a salve, modificata, da usare per vendicare uno sgarbo (uno schiaffo) che Paolo Natale aveva subito due anni prima da due esponenti del clan Strisciuglio, rivale del clan Di Cosola di cui Luigi Guglielmi è considerato il capo. Inizialmente, quindi, avrebbero provato la pistola contro degli oggetti. Poi la stessa sera, intorno alle 22.15, tutti e tre si sarebbero recati all’esterno del casolare e, dopo aver richiamato l’attenzione dei senzatetto che erano all’interno (oltre alla vittima ce n'erano altri di nazionalità indiana, pakistana e italiana), Guglielmi avrebbe sparato due colpi contro Singh, uno dei quali lo ha centrato al petto causandone la morte quasi immediatamente.

Le indagini e la scoperta del movente dell'agguato

Singh, irregolarmente in Italia dal 2006, viveva di espedienti, aveva lavorato in una pescheria e nel giro di qualche giorno avrebbe iniziato a lavorare in un fruttivendolo. Fino a pochi minuti prima stava riposando. Le indagini della squadra mobile di Bari, coordinate dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis, hanno consentito quasi subito - attraverso le videocamere della zona - di identificare i tre. Ma la parte difficile, secondo quanto detto dallo stesso Angelillis in conferenza, è stato ricostruire lo «sconvolgente movente» dell’agguato, quello di «usare una persona come bersaglio».

Il giudizio sul gesto di Guglielmi: "Efferato e atroce"

Il gip Giuseppe Ronzino, nell’ordinanza di custodia cautelare, ha giudicato l’azione «agghiacciante e sconsiderata" e il gesto «efferato e atroce», sottolineando la «proclività a delinquere» di Guglielmi ("legato a doppio filo agli ambienti criminali dell’hinterland barese") «assolutamente non comune».

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