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“Me l'ha ammazzata, ma lei è sempre con me". Parla la mamma di Noemi Durini, uccisa a 16 anni dal fidanzato

«Me l’ha ammazzata, ma non me l’ha portata via. Lei è sempre con me, continuo ad avvertirne la presenza, mi aiuta a capire tante cose». Imma Rizzo, la mamma di Noemi Durini - uccisa a 16 anni dal fidanzato, pure lui minorenne, nel settembre del 2017 a Specchia (Lecce) - alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne parla con l’AGI della sua «piccolina dolcissima». Nella speranza che «nessun’altra ragazza, nessun’altra donna debba mai riviverne il calvario».

L’omicidio e un dolore che non si misura nel tempo

Picchiata a mani nude, accoltellata alla nuca, sepolta sotto una piramide di pietre quando ancora respirava. Certi dolori sono troppo grandi per essere misurati con il tempo, sette anni sono il battito di ciglia di uno strazio infinito. «Era, è e resterà sempre un’anima pura, una creatura speciale. E la connessione fortissima che esisteva tra di noi rimane», assicura la mamma di Noemi.

La vita di Noemi e i suoi sogni

Della figlia ricorda la passione per la danza ("aveva cominciato a tre anni, e ha continuato fino a quando lui l’ha uccisa"), per la musica, per i cavalli. Era poco più che un’adolescente «ma già faceva progetti, aveva un cuore grande e le idee chiare: 'Voglio fare la psicologa', mi diceva, 'voglio dare una mano agli altri, a chi ne ha bisogno'». A scuola, nella sua stessa sezione, era iscritto un ragazzo autistico che aveva stabilito un legame molto forte con lei, le ripeteva sempre 'ti voglio bene'. Passavano ore a disegnare assieme, e appena i colori cominciavano a finire lei correva a comprarne di nuovi.

L’inizio della relazione tossica

L’incontro con Lucio Marzo cambia molte cose, e guasta la serenità familiare: «Lo loro era una relazione tossica, noi la mettevamo in guardia, la scongiuravamo di lasciarlo. Nel maggio del 2017 fui chiamata dai carabinieri, in caserma trovai Noemi con i capelli scompigliati, in faccia i segni delle botte. L’accompagnai in ospedale per i controlli, la testa le faceva male, e il giorno dopo tornai dai carabinieri a presentare denuncia, allegando foto e referto medico».

La battaglia per la memoria di Noemi

Le frasi che Imma ripeteva a Noemi in quei giorni ("nessuno può costringerti a fare qualcosa che non vuoi», «nessuno deve sfiorarti nemmeno con un dito") sono le stesse che oggi ripete nelle scuole, in quelle 'lezioni' di educazione al rispetto per le donne che Imma tiene da anni con la legale della famiglia, Valentina Presicce, presidente dell’associazione Astrea: «Davanti alla bara della mia bambina, in chiesa, ho promesso che casa di Noemi sarebbe stata sempre aperta per tutte le donne che ne avessero avuto bisogno. La verità è che noi, nel nostro piccolo, facciamo tutto quello che possiamo e che lo Stato invece non fa niente, tutela i carnefici e non le loro vittime. Il killer di mia figlia, a tre anni dall’omicidio, già usufruiva dei primi permessi premio, è potuto andare allo stadio, è stato sorpreso ubriaco al volante. Dicono che la pena debba essere rieducativa, ma come si rieduca qualcuno che non ha capito la mostruosità di quello che ha fatto, che magari non lo capirà mai? L’unica cosa davvero giusta sarebbe che scontasse per intero in carcere la sua condanna».

L’ultimo messaggio di Noemi: «Non è amore se ti fa male»

Prima di morire, ne è convinta, Noemi «aveva capito che i genitori e la sorella volevano allontanarla da lui per il suo bene, che così non si poteva andare avanti. Nel suo ultimo post pubblicato sui social lo aveva anche scritto: 'Non è amore se ti fa male'».

«Quando bisticciavamo, sempre e solo per via di Lucio, durava pochissimo - ricorda la mamma - Mi chiedeva scusa, mi abbracciava, mi riempiva di baci. Io la ricorderò sempre così, allegra, quando d’improvviso mi chiedeva 'facciamo un selfie?'. Io le dicevo di no, 'sono struccata, non ho i capelli in ordine' e lei insisteva, per poi dire 'vedi come siamo venute bene?'. Quanti scatti, solo io e lei. Con il sorriso negli occhi».

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