Nel giorno in cui si discute in tutto il mondo su come fermare la violenza sulle donne, arriva a un passaggio giudiziario importante uno dei casi che ha fatto più «rumore» negli ultimi anni. Nel processo a Filippo Turetta, reo confesso di avere ucciso Giulia Cecchettin un anno fa, il pm di Venezia - al termine della requisitoria davanti alla Corte d’Assise - ha chiesto la condanna all’ergastolo. Consegnando una memoria scritta, Andrea Petroni in due ore e mezzo ha ricostruito prima la cronologia dei fatti, negando i possibili elementi difensivi. In particolare ha sostenuto come Turetta più volte non abbia detto la verità, che abbia avuto tutte le possibilità di dirla e un’educazione tale da poter evitare il delitto. Per Turetta, ha aggiunto, anche per la giovane età ci sarà la possibilità di un’attenuazione futura.
Petroni ha sintetizzato nella richiesta di condanna le indagini e gli esiti dello scarno dibattimento, senza testimoni ma con un lungo esame dell’imputato accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, crudeltà, efferatezza, di sequestro di persona, di occultamento di cadavere e di stalking. Una sequela di reati che significano ergastolo a meno che, ma è molto improbabile, la difesa, con gli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, non riesca a convincere la Corte d’Assise che Turetta non premeditò il delitto. E’ stato però lo stesso studente di ingegneria, ora recluso nel carcere Montorio di Verona, ad ammettere in aula che lo scotch trovato dai carabinieri nella sua auto serviva per legare la vittima, che i coltelli furono messi nella Grande Punto poco prima del crimine e a ripercorrere la 'lista delle cose da fare' che per il pm dimostra la lucida volontà di eliminare Giulia perchè non accettava che fosse uscita dalla sua vita. Dopo Petroni toccherà agli avvocati della famiglia: Stefano Tigani, che rappresenta Gino Cecchettin, papà della vittima, Nicodemo Gentile per la sorella Elena Cecchettin, Piero Coluccio per lo zio Andrea Camerotto, Antonio Cozza per la nonna paterna. Martedì le arringhe della difesa con Turetta che dovrebbe riprendere la parola. La sentenza è attesa per il 3 dicembre.
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