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Battaglia sui contributi agli spettacoli in Sicilia: lo scandalo arriva anche su un comune del Messinese

Contributi da 147 mila euro al Comune di Castel di Lucio. L’amministrazione del piccolo paese li avrebbe utilizzati anche per finanziare spettacoli teatrali organizzati da due associazioni messinesi

L’accordo trovato nella maggioranza per scrivere delle regole che limitano la discrezionalità nell’erogazione dei contributi agli enti dello spettacolo è già traballante. Dopo che il presidente Schifani ha concordato con i leader della maggioranza di circoscrivere i futuri emendamenti a vantaggio di Comuni, fondazioni, enti ecclesiastici e sigle storiche, in commissione il centrodestra è andato in tilt e la votazione delle norme su questa materia, giovedì sera, è stata rin virata a martedì.
In commissione Bilancio è in discussione una norma della Finanziaria 2025 che assegna 3 milioni e mezzo all’assessore al Turismo, Elvira Amata, che potrà a sua volta erogarli con piena discrezionalità. I deputati di Forza Italia e altri alleati hanno chiesto che le scelte dell’assessore passino almeno da una delibera della giunta. Ma su questo, come su altri emendamenti, non c’è intesa e la maggioranza si esporrà al prevedibile voto segreto.
Per di più all’Ars si discute già di un maxi emendamento alla manovra in cui far confluire almeno una parte dei nuovi contributi ad associazioni. E su questo si annuncia un’altra battaglia. Lo ha anticipato il segretario del Pd, Anthony Barbagallo, che ieri ha riunito il partito: «Diremo no a emendamenti-mancia e ne presenteremo altri solo per garantire il sostegno alle categorie più fragili, alle donne e a chi che fatica ad arrivare a fine mese».
Si vedrà. Intanto il caso dei contributi a pioggia si allarga ogni giorno. Oltre Carlo Auteri, il deputato eletto con Fratelli d’Italia che ha presentato emendamenti per centinaia di migliaia di euro finiti ad associazioni riconducibili anche alla sua famiglia, anche un forzista, Alessandro De Leo, ha fatto approvare in una delle tante Finanziarie di quest’anno emendamenti che hanno portato contributi da 147 mila euro al Comune di Castel di Lucio, nel Messinese. L’amministrazione del piccolo paese li avrebbe utilizzati anche per finanziare spettacoli teatrali organizzati da due associazioni. La Daf di Messina che ha ricevuto 50 mila euro e la Messina tourism bureau che ha ricevuto 30 mila euro. Di entrambe è dirigente il messinese Giuseppe Ministeri che è consulente e segretario proprio del deputato regionale di Forza Italia De Leo.
Ma non ci sono solo questi casi. Gli Stati generali dello spettacolo, il cartello di 103 sigle escluse dai contributi a pioggia, ha rivelato ieri un altro sistema per aggirare le norme che prevederebbero il ricorso a bandi per assegnare gli aiuti.

Uno dei contributi più ricchi del 2024 è stato erogato dall’Ars riesumando una leggina vecchia di 28 anni. In una delle ultime Finanziarie il Parlamento ha assegnato 250 mila euro all’Associazione per l’arte di Alcamo in base alla legge 19 del 1996: una norma mai formalmente abrogata e pensata per erogare aiuti agli orti botanici oltre che a enti della cultura. Il contributo all’Associazione per l’arte di Alcamo, città natale dell’assessore Mimmo Turano, è pure lievitato: valeva 150 mila euro nel 2023, vale 100 mila euro in più adesso. Ora gli Stati Generali dello spettacolo chiedono di utilizzare a loro vantaggio questo sistema: per finanziare bandi che evitino discrezionalità e superare così le spaccature che stanno emergendo nella maggioranza sui criteri oggettivi: «In primo luogo - spiega Gigi Spedale, portavoce degli Stati generali per lo spettacolo - ci colpisce che pur di erogare un contributo si vada a rifinanziare una legge così vecchia. Sembra un modo per aggirare qualche ostacolo e dare somme a sigle ben individuate. Allora noi proponiamo all’Ars di fare altrettanto con le norme che prevedono bandi per ottenere gli aiuti. Basterebbe rimpinguare il capitolo del Furs, il fondo per lo spettacolo, che viene assegnato con un concorso fra enti con precisi requisiti. Oggi su questo fondo vengono messi appena 3,8 milioni, mentre ben 20 vengono erogati a pioggia. Se l’Ars ne mettesse almeno altri 5 nel Furs risolveremmo molti problemi. E poi basterebbe rifinanziare quelle leggi che prevedono un bando per i fondi a rassegne e festival. C’è la 44 del 1985 o quella del 2015 che ha trasformato la Tabella H in un fondo assegnato con bando. Visto che l’Ars sta discutendo di soluzioni per superare il meccanismo degli emendamenti ad hoc presentati dai deputati, queste leggi ci sembrano perfette. Esistono già e basta metterci i soldi».

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