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Caso neonati sepolti in giardino, Chiara Petrolini "inaffidabile e senza scrupoli. Può reiterare i reati"

La difesa ha descritto Chiara Petrolini come «una ragazza normale, apparentemente serena, gioiosa e benvoluta, apprezzata baby sitter ed educatrice in parrocchia e nei centri estivi». Ma il ritratto che ne fanno i giudici del tribunale del Riesame di Bologna è tutto diverso. Le parole utilizzate per descrivere la sua condotta, riferisce la Procura di Parma, lasciano poco margine ad uno sguardo benevolo: "Estrema lucidità. Inusitata freddezza esecutiva. Sconcertante assenza di scrupoli o remore. Apparente mancanza di qualunque ripensamento, oltre che di sfrontatezza».

E ancora: "Inaffidabilità totale nelle relazioni personali anche più intime. Eccezionali capacità sia di nascondimento dei propri misfatti sia di mistificazione e dissimulazione. Mancanza di partecipazione e di compassione». Infine, «Chiara Petrolini può reiterare i reati».

Le accuse: due figli uccisi e sepolti nella villetta familiare

L’elenco di caratteristiche è nelle motivazioni dell’ordinanza che, dopo l’udienza del 15 ottobre, ha disposto il carcere per la 21enne (misura non esecutiva fino alla Cassazione) accusata da Procura e Carabinieri di Parma di aver ucciso e sepolto nel giardino della villetta dove viveva a Vignale di Traversetolo i suoi due figli appena partoriti, a maggio 2023 e ad agosto 2024. Ora la difesa potrà lavorare al ricorso per evitare la custodia cautelare più restrittiva per la ragazza che dal 20 settembre si trova ai domiciliari, in un’altra casa, con i genitori.

Proprio l’adeguatezza della misura disposta dal Gip era in discussione al Riesame, che ha accolto l’appello della Procura, firmato dal procuratore Alfonso D’Avino e dalla pm Francesca Arienti. Il ragionamento dei giudici è che le due gravidanze, i due parti, le due morti e le due soppressioni sono tutte avvenute tra le mura domestiche, dove erano presenti i genitori. Per questo, non può essere né sufficiente né adeguato il loro controllo, né questo potrebbe scongiurare che l’indagata possa concepire ancora, portare a termine gravidanze, partorire e sopprimere il figlio, senza peraltro destare alcun sospetto, come fatto nelle due occasioni precedenti.

Il ruolo dei genitori e l'ombra dell'infermità mentale

Il tribunale ha sottolineato, tra l'altro, che il parto del 7 agosto 2024 e il seppellimento del neonato sono avvenuti con i genitori in casa, e nessuno si è accorto di nulla. E poi quando, il 9 agosto, gli stessi genitori sono stati raggiunti dalla notizia che a casa loro era stato trovato un neonato morto e che c'erano i carabinieri, non hanno ritenuto di anticipare il rientro dall’estero, ma hanno proseguito la vacanza fino alla data programmata. Questo, in quanto, per ammissione della madre, non ci si voleva «rovinare il viaggio così lontano e organizzato da tempo».

Sempre dal provvedimento si apprende che per la prima volta la difesa di Chiara, avvocato Nicola Tria, ha introdotto il tema dell’infermità mentale. Lo ha fatto con una relazione preliminare di uno psichiatra che ha analizzato la 21enne. Gli accertamenti lasciano intravedere «una condizione psicopatologica afferente ai disturbi della personalità che, per gravità, è fortemente suggestiva di un riverbero sull'imputabilità».

Prospettive del processo e ulteriori indagini in corso

Il tribunale, però, ha osservato che «della presenza di eventuali patologie psichiatriche nessuno, neppure tra le persone più vicine all’indagata, ha mai mostrato di aver colto segnali». L’argomento, presumibilmente, si riproporrà con forza nel processo.

Si attendono intanto gli esiti delle consulenze: il medico legale avrebbe confermato che il neonato trovato ad agosto ha respirato ed è morto dissanguato, mentre sui resti del bimbo del 2023 sarebbe più difficile avere certezze.

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