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Donna incinta sfonda la porta con l'esplosivo e occupa una casa a Roma

Una porta fatta saltare con un esplosivo sul pianerottolo condominiale. Per poi occupare abusivamente l’appartamento attualmente vuoto. È quanto sarebbe avvenuto questa notte a Roma, in zona Cinecittà Est, secondo la denuncia dell’associazione Alco.

Stando alla ricostruzione dell’associazione, l’immobile sarebbe attualmente vuoto e di proprietà dell’Enasarco. «Una donna in stato di gravidanza ha preso possesso di un’abitazione a viale Ciamarra - racconta all’AGI l’avvocata Tiziana Siano, presidente di Alco, secondo la quale, pur di entrare nell’appartamento, è stato fatto ricorso a un esplosivo con tutti i rischi derivanti anche per gli altri condomini presenti nello stabile. «Anche oggi il trionfo della illegalità e della prepotenza - è il commento dell’avvocata -.

L’esplosione ha rotto anche il termosifone, con la conseguente fuoriuscita d’acqua. All’interno ora si trova una donna peruviana incinta, che attualmente vive senza luce, senza gas, senza riscaldamento e, chiaramente, senza porta. La donna ha già preannunciato che arriveranno delle persone di sua conoscenza a mettere la porta nuova e fare l’allaccio della luce, ovviamente a nostro avviso si tratta di operai della criminalità organizzata e non dell’ente proprietario - è la denuncia dell’avvocata -. Le forze dell’ordine sono intervenute ma, naturalmente, sono stati inutili tutti i tentativi di invitarla ad uscire».

Il problema, per l’associazione, è alla base e risiede nelle leggi che attualmente regolano il diritto all’abitare. «Le forze dell’ordine non hanno potere - spiega ancora Siano -: senza un provvedimento dell’autorità giudiziaria non possono fare nulla. L’illegalità trionfa nello sconcerto totale dei condomini, che si sentono beffati e presi in giro, impotenti difronte alla criminalità e all’inadeguatezza delle leggi vigenti. Non è più tollerabile questa situazione. La nostra richiesta di una riforma seria, che contrasti il controllo del territorio da parte della criminalità anche attraverso lo sfruttamento delle persone socialmente deboli, è rimasta fino ad oggi inascoltata. Finché la giustizia sarà subordinata alla querela degli enti proprietari, nulla cambierà».

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