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La mafia su pascoli, aste e supermarket, colpo ai fedelissimi di Messina Denaro: 18 misure a Mazara. Il capo era un'allevatore

Nuovo colpo a Cosa nostra di Mazara del Vallo. Diciotto le misure cautelari eseguite dai finanzieri del Comando provinciale, emesse dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Tra loro 7 sono finiti in carcere, 10 ai domiciliari, uno sottoposto all’obbligo di dimora nel comune di residenza. Affari su pascoli, aste giudiziarie e grande distribuzione nel territorio un tempo controllato da Matteo Messina Denaro.

Scattate numerose perquisizioni nei confronti degli indagati, per associazione per delinquere di stampo mafioso, porto abusivo d’armi, turbata libertà degli incanti, estorsione, rapina e favoreggiamento personale.

Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, hanno permesso di far luce sugli interessi della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo e sugli assetti di vertice. Ricostruite le fasi che hanno portato all’ascesa di un uomo, attivo nel settore dell’allevamento di ovini, braccio operativo del capo mandamento (attualmente detenuto) divenuto, nel tempo, il punto di riferimento delle attività criminali, tra cui riscossione di crediti insoluti, controversie da dirimere e organizzazione di un traffico di stupefacenti tra Palermo e i territori ricadenti nel mandamento.

Forte il controllo economico del territorio, mediante la gestione mafiosa delle aree di pascolo e delle aste fallimentari. Così, sono stati documentati anche diversi episodi di violenza legati al mancato rispetto di accordi presi per la spartizione di alcuni immobili.
E’ stato possibile ricostruire pure le dinamiche che hanno favorito lo sviluppo, in territorio trapanese, di una capillare rete di supermercati riconducibile a un noto imprenditore mazarese: forte di un rapporto diretto con il vertice storico del mandamento mafioso di Mazara del Vallo sin dalla metà degli anni 2000, ha potuto espandere la propria sfera di affari in diversi settori merceologici, acquisendo la proprietà e la gestione di numerose società. In cambio del sostegno garantitogli dall’associazione, l’imprenditore avrebbe assicurato a Cosa nostra l’assunzione di affiliati e di loro parenti, aiuti finanziari per l’avvio di nuove attività economiche, nonché l’acquisto di beni posti in asta e riconducibili a persone contigue, così che quei beni tornavano nella loro disponibilità.

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