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'Ndrangheta a Milano, cade l'accusa per tre imputati. Erano accusati di estorsione e rapporti con i clan

Erano accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso in una più ampia inchiesta milanese su narcotraffico ed estorsioni, come «recupero crediti», con presunti legami coi clan, che aveva portato all’arresto, nel luglio 2022, anche di Luigi Aquilano, genero del boss Antonio Mancuso

Erano accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso in una più ampia inchiesta milanese su narcotraffico ed estorsioni, come «recupero crediti», con presunti legami coi clan, che aveva portato all’arresto, nel luglio 2022, anche di Luigi Aquilano, genero del boss Antonio Mancuso, vertice di una cosca della 'ndrangheta. I tre imputati rischiavano condanne fino ad 8 anni di carcere, quelle proposte dalla Procura di Milano, ma i giudici oggi hanno riqualificato i reati in esercizio arbitrario delle proprie ragioni e inflitto pene fino a 9 mesi. In particolare, il pm aveva chiesto 8 anni di reclusione per Ugo Reitano, che si sarebbe avvalso della «collaborazione» di Aquilano, di Nicola De Luca e di Davide Vailati per un recupero crediti da 20mila euro nel 2019.

La Procura aveva chiesto sempre 8 anni per Vailati e 6 anni per De Luca. La sesta sezione penale oggi, riqualificando il reato da estorsione in esercizio arbitrario, per i tre imputati, difesi, tra gli altri, dai legali Amedeo Rizza e Niccolò Vecchioni, ha portato le pene tra i 6 e i 9 mesi. Aquilano era stato condannato nel settembre 2023 con rito abbreviato a 12 anni di reclusione, assieme ad altri 20 imputati a cui erano state inflitte pene fino a 5 anni. Per Aquilano ed altri il gup Guido Salvini, però, non aveva riconosciuto l'accusa di associazione mafiosa, mentre per due episodi di estorsione ai danni di imprenditori aveva retto l’aggravante del metodo mafioso. E’ in corso su questo filone dell’abbreviato il processo d’appello. Dall’indagine era emerso anche che Aquilano, 45 anni, gestiva un bar in via Manara, proprio a fianco al Palazzo di Giustizia di Milano, e che da quel locale Rosaria Mancuso, la moglie (non indagata), avrebbe cercato di assumere «informazioni» su «alcuni magistrati» che lo frequentavano.

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