Papa Francesco, dopo i Vespri e il tradizionale "Te Deum", è uscito in piazza San Pietro e ha percorso in sedia a rotelle il tragitto tra i fedeli. Il Pontefice si è fermato davanti al presepe allestito nella piazza e ha ascoltato la banda della Guardia Svizzera, sotto il maestoso albero di Natale, suonare musiche natalizie.
Francesco ha salutato il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, presente in prima fila nella Basilica di San Pietro. Dopo avergli stretto la mano, con entrambi i palmi, il Pontefice ha scambiato con lui alcune battute e poi si è avviato verso l’uscita. «Ringraziamo il lavoro di tanti, tanti uomini e donne», «ringraziamo il signor sindaco di questo lavoro di portare avanti la città» ha detto inoltre in un passaggio a braccio nell’omelia della celebrazione dei primi Vespri e del Te Deum, riguardo ai lavori compiuti a Roma per il Giubileo.
«Il Signore benedica tutti noi, ci perdoni e ci dia la forza per andare avanti nel nostro pellegrinaggio nel prossimo anno», ha concluso sempre a braccio. «Il motto del Giubileo, 'Pellegrini di speranza', è ricco di significati, a seconda delle diverse possibili prospettive, che sono come altrettante 'vie' del pellegrinaggio. E una di queste grandi strade di speranza su cui camminare è la fraternità: è la strada che ho proposto nell’Enciclica Fratelli tutti. Sì, la speranza del mondo sta anche nella fraternità!». Così il Papa nei Primi Vespri nella Basilica di San Pietro, cui seguirà il tradizionale 'Te Deum' di fine anno.
«Ed è bello pensare che la nostra Città nei mesi scorsi è diventata un cantiere per questa finalità, con questo senso complessivo - ha sottolineato Francesco nell’omelia -: prepararsi ad accogliere uomini e donne di tutto il mondo, cattolici e cristiani delle altre confessioni, credenti di ogni religione, cercatori di verità, di libertà, di giustizia e di pace, tutti pellegrini di speranza e di fraternità».
Secondo il Pontefice, «la speranza di un mondo fraterno non è un’ideologia, non è un sistema economico, non è il progresso tecnologico. La speranza di un mondo fraterno è Lui, il Figlio incarnato, mandato dal Padre perché tutti possiamo diventare ciò che siamo, cioè figli del Padre che è nei cieli, e quindi fratelli e sorelle tra di noi». E allora, ha aggiunto, «mentre ammiriamo con gratitudine i risultati dei lavori compiuti in città - ringraziamo il lavoro di tanti uomini e donne che l’hanno fatto, ringraziamo il signor sindaco di questo lavoro per portare avanti la città -, prendiamo coscienza di quale sia il cantiere decisivo, il cantiere che coinvolge ognuno di noi: è quello in cui, ogni giorno, permetterò a Dio di cambiare in me ciò che non è degno di un figlio, ciò che non è umano, e in cui mi impegnerò, ogni giorno, a vivere da fratello e sorella del mio prossimo». «Ci aiuti la nostra Santa Madre a camminare insieme, come pellegrini di speranza, sulla via della fraternità», ha concluso il Papa.
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