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Divisi tra paura e speranza: buon 2025 a tutti

L’anno che sta per finire sale nell’aria come il fumo delle macerie che bruciano, a Gaza, a Beirut, a Kiev. Piove nelle gocce delle “bombe d’acqua” che si alternano alla siccità sconvolgendo i campi, allagando le città. Ha il suono delle mitragliette dei “ribelli” che sparano in aria per festeggiare mentre entrano a Damasco. Ha il lamento d’agnello dei bambini delle tendopoli, dei bambini avvolti in cenci che seguono carovane di disperati attraverso i deserti e poi sul deserto del mare, nei barconi. Ha il boato della folla che applaude e urla un nome: potrebbe essere «Trump», «Milei», «Putin», «Orban». Uomini “forti” a cui si chiede di comandare, di zittire i dubbi e le domande, di non perdere tempo coi lacci e lacciuoli, coi sistemi di sicurezza delle democrazie. Che richiedono tempo e fatica, e non sono certezze ma riconquiste quotidiane. Chiudiamo questo 2024 esattamente come lo avevamo aperto: con molte paure e speranze sempre più provate, con le guerre che s’allargano in rivoli, il clima impazzito che ci spaventa persino più dell’economia, una litigiosità diffusa che pervade le comunità immateriali in cui viviamo un po’ tutti, credendoci liberi di discutere e invece mossi ad arte da algoritmi attentamente calcolati da oscure AI.

Ma ci sono altre immagini, altri suoni: i passi lievi di Ahoo Daryaei che cammina senza velo e senza abiti, sfidando il feroce sistema misogino di Teheran; lo sguardo diritto di Giséle Pelicot; lo splendore ritrovato di Notre-Dame, come d’ogni cosa che rinasce; papa Francesco che si porta le mani al viso, si scusa per la sua fragilità e continua a parlare con voce di pastore. E i gesti e le urla della gioia, delle coppe alzate al cielo e, prima ancora, del miracolo del corpo che supera le sfide sportive. Andiamo verso l’anno nuovo – nel mondo e nei nostri territori, calabresi e siciliani, di cui in questo Speciale troverete i racconti, i volti e le voci del 2024 – portando questi fardelli e queste levità. Brutture e gioie. E la nostra capacità – il nostro dovere – di scegliere per cosa lavorare, cosa costruire. Buon 2025.

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