Partenza controversa per le nuove cure e prestazioni garantite dal Servizio sanitario nazionale ai cittadini, ovvero i Livelli essenziali di assistenza Lea, dopo l'entrata in vigore del Tariffario aggiornato atteso da anni. I nuovi Lea sono praticamente attivi dallo scorso 31 dicembre, ma le associazioni degli ambulatori e cliniche private accreditate denunciano una situazione di «caos» dovuta al poco tempo concesso per l’adeguamento dei sistemi informatici sanitari. Un 'corto circuito' smentito però dal ministero della Salute. «Non risultano problematiche segnalate da parte delle Regioni - ha affermato Americo Cicchetti, direttore generale della Programmazione del ministero, in merito alle notizie su presunti disservizi -. I sistemi regionali, il cui adeguamento è partito già da diversi mesi, stanno funzionando a livelli praticamente ottimali. Siamo in costante contatto con le amministrazioni regionali ed è importante rassicurare i cittadini a fronte di allarmi ingiustificati diffusi nelle ultime ore che non trovano riscontro dalle verifiche che abbiamo fatto presso diverse Regioni». Il decreto per il nuovo Tariffario per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica - che stabilisce i rimborsi previsti per le strutture sanitarie che erogano tali servizi - è stato pubblicato in Gazzetta lo scorso 27 dicembre ma il 30 il Tar del Lazio ne ha disposto la sospensiva accogliendo il ricorso delle associazioni di sanità privata che contestano i «tagli» introdotti per i rimborsi alle strutture. Dopo 24 ore, il 31, il Tar ha però accolto l’istanza depositata dall’Avvocatura dello Stato per conto del Ministero della Salute, revocando la sospensione del provvedimento. Prossima tappa è ora l’udienza in camera di consiglio programmata per il 28 gennaio e che dovrà portare ad una decisione definitiva. Nell’attesa, cliniche ed ambulatori accreditati fanno muro evidenziando che il nuovo tariffario prevede un taglio dei rimborsi per i servizi che rientrano nei Lea fino al 70%, sia nel pubblico sia nel privato accreditato, ed in queste condizioni molte delle strutture «non reggeranno». Sul piede di guerra è l’Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata accreditata (Uap), insieme ad Anisap (Istituzioni sanitarie ambulatoriali private) e Aiop (Associazione italiana ospedalità privata). Il ministero, spiegano, sostiene che le Regioni hanno già aggiornato i sistemi con i codici del nuovo tariffario. Al contrario, denunciano, «la verità è che attualmente i sistemi informatici di molte Regioni sono in tilt. E’ infatti impossibile aggiornare il sistema informatico sanitario a livello nazionale nel breve arco di 2 o 3 giorni, soprattutto a ridosso del Capodanno, e gli operatori si trovano in condizioni di affanno e caos». Il nuovo tariffario prevede infatti 1.113 voci relative a prestazioni completamente nuove. «E' necessario almeno un mese per adeguare i sistemi - spiega all’ANSA la presidente Uap Maria Stella Giorlandino -. Il nodo resta però quello del taglio dei rimborsi. Il Nord Italia potrebbe infatti riuscire a sostenere l’impatto delle perdite attraverso compensazioni da parte delle Regioni, ma il Sud, già in piano di rientro, rischierebbe il collasso della sanità pubblica e privata accreditata. Chiediamo che il ministero apporti le necessarie correzioni in vista dell’udienza del 28 gennaio». Lancia un appello anche Gabriele Pelissero, presidente Aiop: «Il ministero ci convochi e avvii un’analisi condivisa sui costi reali delle prestazioni». Ma difficoltà vengono evidenziate anche dai medici di famiglia. «I sistemi regionali - sottolinea all’ANSA il segretario della Federazione medici di Medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti - si stanno adeguando con diverse velocità e stiamo avendo difficoltà sia nell’effettuare le prescrizioni sia nella codifica dei nuovi codici, poichè varie prestazioni sono state accorpate». Per questo, la Fimmg sta predisponendo delle guide per aiutare i medici. Quanto alla decisione finale del Tar, «pur comprendendo la posizione di laboratori e cliniche accreditate, auspichiamo che ci sia continuità e che il 28 gennaio non si torni indietro. Altrimenti - conclude - il caos aumenterà ed il danno sarà in primis per i cittadini».
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