Cecilia Sala: "Ho pianto quando ho visto il cielo. Ancora son so perché sono finita in carcere"
In carcere ad Evin «sono riuscita a ridere due volte: la prima volta che ho visto il cielo e poi quando c'era un uccellino che faceva un verso buffo. Il silenzio è il nemico in quel contesto e in quelle due occasioni ho riso e mi sono sentita bene. Mi sono concentrata su quell'attimo di gioia, ho pianto di gioia» ha detto Cecilia Sala nel suo podcast pubblicato da Choramedia. «Non mi è stato spiegato perché io sia finita in una cella di isolamento nel carcere di Evin. Questa storia comincia col fatto che l’Iran è il Paese nel quale più volevo tornare, dove ci sono le persone a cui più mi sono affezionata. Si cerca di avere uno scudo dalla sofferenza degli altri che accumuli e qualche volta volta delle fonti che incontri per lavoro diventano amici, persone che vuoi sapere come stanno e l’Iran è uno di questi posti» ha detto ancora la Sala nel suo podcast. Intanto, tramite il suo legale, Mohammad Abedini Najafabadi, ha richiesto una modifica all'istanza presentata in Corte d'Appello optando per gli arresti domiciliari con il braccialetto e in un appartamento di Milano diverso da quello proposto in precedenza. L’iraniano fermato a Malpensa lo scorso 16 dicembre su richiesta degli Stati Uniti, e ora detenuto a Opera ha chiesto così un "ritocco" dopo parere negativo della procuratrice Generale di Milano Francesca Nanni all’istanza depositata a fine anno ritenendo non ci siano le condizioni per tutelare il pericolo di fuga anche perchè, tra l'altro, non contemplava il braccialetto elettronico.