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Alessio, perdonaci se siamo arrivati tardi anche questa volta. Quando il web veicola cattiveria: è morto il ragazzo bullizzato sui social

Anche questa volta ci siamo arrivati tardi. A costernarci, a scusarci, a indignarci. Perché l'Italia è il Paese del “dopo”: dopo ci si costerna, dopo ci si scusa, dopo ci si indigna. Il nuovo anno, tra le tante notizie di cui avremmo fatto a meno a livello nazionale e internazionale, ha portato con sé un avvenimento tristissimo come la morte del ragazzo napoletano di 16 anni Alessio Buonocore. Quando una giovane vita si spezza, fa sempre male. Ancor di più se la fine di questa esistenza è legata a una triste vicenda del recente passato. Perché Alessio non è solo un giovanotto che non ce l'ha fatta, soprattutto per chi non ha la memoria corta, ma è l'evoluzione di quel bambino che sfoggiò un grande sorriso a favore di telecamera durante il pre-partita di Napoli-Sassuolo, in occasione della classica sfilata che vede protagonisti giocatori e bambini prima del fischio iniziale di una partita di serie A. Il popolo del web, cinico e impietoso, affondò gli artigli, ignorando che si trattasse di un dodicenne felice, concentrandosi sulla sua struttura fisica. E giù una pioggia di insulti, risatine, battute al vetriolo. Alessio, all'epoca, era un bambino obeso con altre problematiche, ma ai leoni da tastiera non balenò neanche per un minuto che quella struttura non fosse una scelta di Alessio. Ché spesso è difficile piacersi, far pace col proprio corpo, con le proprie dipendenze o le proprie malattie. Eppure basta sfiorare pochi tasti e cliccare per vomitare tutta la propria cattiveria, che ormai viaggia alla velocità del web e dei social. E anche in quel pre-partita arrivò dritta a conficcarsi nell'orgoglio del dodicenne. Ci si indignò, all'epoca, certo, ma poi la vicenda finì presto nel dimenticatoio. Come tante altre legate al cyberbullismo, al revenge porn, alle violenze che rappresentano l'effetto collaterale più terribile della digitalizzazione del mondo.

Il 4 gennaio, Alessio ha smesso di vivere. Ha perso la sua battaglia con la malattia che conduceva da ben prima dell'inquadratura che innescò, una volta di più, l'anima brutta del web. E oggi dispiace, ci costerniamo, ci indigniamo, arriviamo tardi. Arriviamo dopo. Anche stavolta, arriviamo dopo.

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