Non è stata aperta un’inchiesta sulle modalità delle perquisizioni effettuate dalla Polizia. Tuttavia, sul tavolo della Procura di Brescia sono arrivati gli atti relativi alla protesta di lunedì, quando un gruppo di manifestanti di Extinction Rebellion ha organizzato un presidio davanti alla sede bresciana di Leonardo.
Tra gli atti figura la ricostruzione di quanto accaduto negli uffici della questura di Brescia, dove le manifestanti denunciano di essere state fatte spogliare e costrette a fare dei piegamenti, come riportato in un video pubblicato sui social.
«Sono stata umiliata. Questo trattamento è stato riservato solo a persone femminilizzate. Ai maschi non è stato chiesto di spogliarsi», ha raccontato una delle manifestanti. "Mi hanno chiesto di togliermi le mutande e fare tre squat- si legge in un post su X - per dei controlli a detta loro".
La questura di Brescia non ha negato i fatti, precisando che:
«Nel corso delle singole perquisizioni, svolte da personale femminile per le donne, è stato chiesto di effettuare piegamenti sulle gambe al fine di rinvenire eventuali oggetti pericolosi. In ogni momento è stata salvaguardata la riservatezza e la dignità delle persone e sono state seguite le corrette procedure operative».
Materiale sequestrato e polemiche
L’avvocato Gilberto Pagani, difensore di alcune manifestanti, ha confermato che non è stata ancora presentata una denuncia formale, aggiungendo: «Stiamo valutando». Nel frattempo, la Procura di Brescia deve pronunciarsi sulla convalida del materiale sequestrato, che pare consistere in un pennarello e due bombolette spray usate per scrivere sull’ingresso della fabbrica Leonardo.
Le polemiche continuano a crescere, con tre interrogazioni parlamentari già rivolte al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. I gruppi antagonisti bresciani hanno organizzato per sabato pomeriggio un presidio di protesta davanti alla questura di Brescia, con lo slogan:
«Ad ogni forma di repressione risponderemo con la lotta».
Solidarietà e richieste di indagine
Diverse associazioni, tra cui Butterfly, Casa delle Donne, Chiare Acque, Donne e Diritti, Rete di Daphne e Viva Donna, hanno espresso preoccupazione. In una nota congiunta, dichiarano:
«Se confermati, questi fatti rappresentano gravi violazioni dei diritti umani e un utilizzo strumentale della violenza di genere come forma di controllo sociale e repressione». Hanno inoltre chiesto un’indagine ufficiale per accertare quanto accaduto e garantire piena trasparenza.
Episodi simili in passato
Un caso analogo risale al 9 luglio, durante le manifestazioni contro il G7 Scienza a Bologna. Una giovane donna aveva denunciato di essere stata costretta a spogliarsi e a piegarsi in un bagno sporco. Tuttavia, la Procura di Bologna ha archiviato il caso, affermando che la poliziotta responsabile aveva agito seguendo le modalità previste, senza eccedere i limiti delle sue attribuzioni.
La pm Francesca Rago ha concluso che non ci sono stati comportamenti lesivi della dignità o del pudore della persona perquisita.
Caricamento commenti