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Mattarella, una lezione lunga 10 anni. Il 3 febbraio del 2015 il Presidente della Repubblica si insediava per il suo primo mandato

Profondamente antifascista, come primo atto del suo settennato visitò le Fosse Ardeatine

A handout photo made available by Quirinale Press Office shows Italian President Sergio Mattarella (C) laying a wreath on the Tomb of the Unknown Soldier for the 75th Liberation Day in Rome, Italy, 25 April 2020. Italians will not be able to step out and celebrate the 75th anniversary of Liberation Day due to the nationwide lockdown to prevent the spread of the coronavirus and COVID-19 disease pandemic. ANSA/PAOLO GIANDOTTI / HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES

La presidenza record del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella taglia il traguardo storico dei 10 anni e adesso veleggia verso il giro di boa del secondo settennato. Fu infatti eletto il 31 gennaio del 2015 e riconfermato dal Parlamento il 29 gennaio del 2022, per poi giurare il 3 febbraio. “La persuasione è più efficace se non viene proclamata in pubblico”. Questa frase rappresenta la cifra del suo duplice mandato. Fu lui stesso, l’uomo della “fermezza mite”, a definirsi «arbitro imparziale», all'inizio del primo mandato ed anche «meccanico», cioè come colui che ha ricevuto dalla Costituzione «la cassetta degli attrezzi» per «intervenire quando il sistema si blocca». Una cassetta immateriale ma non priva di efficacia che il presidente ha dovuto usare in più occasioni, a partire dalle crisi di governo fino allo scioglimento anticipato delle Camere.
E ancora più spesso, silenziosamente, facendo interloquire i robusti uffici del Quirinale con Palazzo Chigi nel faticoso lavoro di far quadrare tanti decreti legge che in prima scrittura avrebbero trovato il no del Colle. È stato altrettanto deciso a rintuzzare anche alcune polemiche dell’opposizione che da sempre lo “tirano per la giacchetta”. «Io - è stato costretto a spiegare - sorrido quando mi si fanno appelli a non promulgare una legge perché è sbagliata. Se è palesemente incostituzionale, ho il dovere di non promulgarla, ma se è sbagliata, non sono io chiamato dalla Costituzione a giudicare se sia giusto o no, ma il Parlamento».

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