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Le coperture dei clan al boss Giovanni Motisi: spuntano nuovi intrecci. Non confermata la notizia della morte in Colombia

La scomparsa del latitante Giovanni Motisi non trova ancora conferme ufficiali e i magistrati della Procura sono al lavoro per stabilire se la notizia del decesso in una clinica della Colombia del boss di Pagliarelli ricercato dal ‘98 sia veritiera. Gli inquirenti hanno già ascoltato il reporter che ha diffuso l’informazione circa la morte del Pacchione a causa di un tumore in una struttura di Calì e attendono gli esiti degli accertamenti avviati dall’ambasciata. Di certo la figura del ricercato in questi giorni è tornata alla ribalta anche per via della maxioperazione dei carabinieri con 181 arresti in diversi mandamenti della città. Perché nelle carte sul mandamento di Porta Nuova si fa riferimento al ruolo di Giuseppe Auteri, catturato nel 2024 dopo un paio di anni da uccel di bosco, che, in qualità di reggente della cosca, avrebbe curato in prima persona l’assistenza a Motisi. Nel provvedimento di fermo il nome del Pacchione viene citato solo un paio di volte, ma già in precedenti inchieste era emerso che Auteri avrebbe dato ospitalità al capomafia di Pagliarelli in uno dei suoi covi.
Dall’esame dei documenti e dai risultati delle attività investigative legate alla cattura di Auteri, avvenuta il 4 marzo scorso in una casa di via Recupero, nella zona di via Oreto, è emerso che Giovanni Motisi, personaggio misterioso dato già in passato per defunto anche da alcuni collaboratori di giustizia, ha lasciato tracce della sua esistenza in vita passando per l’appartamento del reggente di Porta Nuova, dove i carabinieri hanno trovato telefonini criptati e ampia documentazione.
Le ricerche nei confronti di Motisi negli ultimi anni sono state condotte in diverse aree del pianeta, dalla Spagna all’Inghilterra sino al Sudamerica, dove il ricercato avrebbe trovato rifugio sino a pochi giorni fa, senza però riuscire a superare la malattia. Appena lo scorso 6 febbraio, in occasione della consegna del premio intitolato a Mario Francese, il cronista di giudiziaria del Giornale di Sicilia assassinato dalla mafia il 26 gennaio del ‘79, il procuratore Maurizio de Lucia aveva affermato che la cattura di Motisi è una delle priorità nell’azione repressiva contro Cosa nostra. Sabato, però, è stata diffusa la notizia della presunta morte in Colombia del boss di Pagliarelli. Una indiscrezione tutta da verificare. Il fotoreporter sardo Antonello Zappadu, in un articolo pubblicato online dal settimanale Gente, ha detto di avere appreso da un mediatore che il capomafia, condannato all’ergastolo per l’uccisione nel 1985 del vice questore Ninni Cassarà e dell’agente Roberto Antiochia, sarebbe morto in una clinica colombiana.
Zappadu ha affermato di essere in rapporti con il «tramite» perché il boss voleva rilasciare un’intervista. L’incontro si doveva tenere a Istanbul. Dove Motisi sarebbe dovuto arrivare dal Brasile. Dalla Turchia si sarebbe poi recato in Italia per consegnarsi. Ma stava già male e tutto sarebbe saltato perché il tumore avrebbe fatto il suo corso fatale.
Già in altre inchieste e blitz antimafia di aprile 2021 (operazione Brevis) e del 2020 (operazione White Shark) erano venuti fuori nuovi indizi, legami e collegamenti di Motisi. L’ultima immagine «vera» e sorridente ritraeva Motisi alla festa di compleanno della figlia, nell’ottobre del 1999, quando era in fuga già da un anno. Una visita alla famiglia fatta correndo mille rischi e protetta da estremi accorgimenti. Lo scorso anno, poi, la polizia ha diffuso una foto del ricercato elaborata dai computer con la tecnica dell’Age progression.

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1 Commento

Ettore Ferrero...-

17/02/2025 13:19

Una cosa è certa. È solo questione di tempo. Attendo fiducioso. Grazie!... N.B. Spero la Sua cattura imminente, prima che il cancro se lo porti via.

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