
«Adesso tocca a noi. È stato uno spettacolo tragico: non so se sia stata una trappola orchestrata in cui Zelensky è caduto, o se sia venuta così, ma certo è qualcosa di mai visto. Abbiamo assistito all’eclissi dell’Occidente in diretta tv». Così alla Stampa l’ex commissario Ue Paolo Gentiloni sullo scontro alla Casa Bianca. Il taglio degli aiuti militari «sarebbe gravissimo, ma lo considero improbabile. Ora si tratta di lavorare a ricostruire quel che è possibile del rapporto tra Trump e Zelensky. Molto dobbiamo fare noi europei. L’Ucraina non è sola». «Giusto - dice ancora Gentiloni - restare aggrappati alla relazione transatlantica, e hanno fatto bene Macron e Starmer nei giorni scorsi a cercare di tenere in vita quel che si può. Hanno fatto questo tentativo senza sacrificare l’Ucraina. Lo stesso dovrebbe fare chi immaginasse un ruolo simile da pontiere per il governo italiano, che però non mi pare scontato. Perché la coalizione di governo ha posizioni diverse». Meloni? «Cerca di essere in sintonia con l’estrema destra americana sui temi identitari e ideologici, senza rompere con gli europei sulle questioni economiche e di geopolitica. Ma, con l’accentuarsi delle divisioni, stare in questi due binari diventa impraticabile». Per cui dovrà scegliere: «Per forza, difficile per l’Italia sottrarsi». Per la difesa Ue «non basta qualche decimale in più di spesa in ordine sparso: serve un finanziamento comune che superi le resistenze a produrre in Europa e ad acquistare sistemi di difesa europei. Se la sinistra italiana è pronta? Ci sono molti distinguo ma nell’insieme questa consapevolezza c'è. L’Europa non può restare l’unica erbivora in un mondo di carnivori. Ho il massimo rispetto per le posizioni pacifiste o addirittura di disarmo: ma tra chi ha responsabilità di governo nessuno in Europa si sta sottraendo, tranne Orban.
Ancora nessun commento