
Dopo averle detto che era pazzo di lei, l’ha molestata, abbracciandola e baciandola. L’ha anche toccata. Per B.D.B., residente a L’Aquila, si sono aperte le porte del carcere dopo che la sentenza emessa dalla Corte d’Appello dell’Aquila nel novembre del 2023 è diventata irrevocabile. Nei primi due gradi di giudizio, l’uomo (di cui non vengono fornite le generalità perchè la parte offesa è una minorenne) è stato condannato a 3 anni di reclusione per violenza sessuale ai danni di una quindicenne, anche lei de
L’Aquila, affetta da parziale inferiorità psichica.
La visione del cellulare della ragazza da parte dei genitori ha permesso di scoprire messaggi dal contenuto pornografico e altri con i quali l’imputato la metteva in guardia dicendole di tenere sempre il telefono con sè per evitare che qualcuno scoprisse quello che facevano, e la invitava ad altri incontri nel corso dei quali, secondo l’accusa, sarebbero avvenuti abusi.
L’uomo ha approfittato di essere amico di famiglia per molestarla, accuse confermate sia dal Tribunale che dalla stessa Corte d’Appello aquilani. E proprio per il collegio della Corte d’Appello de L’Aquila, presieduto da Armanda Servino, la quindicenne è risultata attendibile, sulla scorta di vari esami peritali ai quali la ragazzina si è sottoposta. Nella sentenza, la Corte ha evidenziato sul punto: «Una deposizione intrinsecamente coerente, insistita, con un linguaggio adeguato (e perciò non mutuato da influenze esterne) al suo sviluppo cognitivo e culturale, priva di contenuti esagerati o fantasiosi, nonchè immune da sentimenti di rancore nei confronti dell’imputato».
Infine, il collegio di secondo grado ha rimarcato come, ai fini della configurabilità del reato di violenza sessuale, non sia necessario arrivare a un vero e proprio inganno verso la persona offesa per raggiungere lo scopo, che si può realizzare anche a seguito di «un’opera di persuasione sottile o subdola che convinca il soggetto a compiere o subire l’atto sessuale; è di palese evidenza come l’imputato abbia abusato della particolare vulnerabilità della persona offesa derivante dalla sua condizione psichica, inducendola, anche mediante l’utilizzo di lusinghe ('mi ha detto che era pazzo di me, che si era innamoratò) ad assecondare i suoi approcci sessuali».
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