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Bimbo di sette anni rinuncia alla mensa e segue il ramadan: la scuola si mobilita

Ha chiesto l'esonero della mensa durante il mese di digiuno dei musulmani.

Un momento del pranzo "Il pasto dell'incontro" per migranti, rifugiati organizzato presso la mensa San Giovanni Paolo II della Caritas diocesana di via Marsala, Roma, 19 giugno 2018. ANSA/ANGELO CARCONI

Benché non sia tenuto all’obbligo dai precetti della sua religione, la famiglia di un bambino di sette anni di una scuola elementare di Piacenza ha chiesto l'esonero della mensa durante il mese di digiuno dei musulmani. La vicenda, come ricostruisce il quotidiano Libertà, ha creato preoccupazione nell’ambiente scolastico. Come spiegato al giornale anche dai responsabili della moschea cittadina, l’obbligo del Ramadan scatta dalla pubertà, mentre per quanto riguarda i bambini si cerca di educarli alla pratica, con esercizi parziali nelle giornate in cui non vanno a scuola. Se però il bambino manifesta l’intenzione di aderire alla pratica, non ci sono ostacoli a questa intenzione. Sarebbe questo il caso che si è manifestato in una seconda elementare. La scuola ha chiesto un confronto con la famiglia. "Già alcuni anni fa - dice la preside Simona Favari - abbiamo aperto un dialogo con la comunità islamica per capire come gestire al meglio questo periodo. Abbiamo manifestato la nostra preoccupazione per la salute dei bambini che stanno a scuola per molte ore e devono svolgere attività impegnative, dal punto di vista cognitivo e fisico. Ci era stato confermato che l'astensione dal cibo non riguarda i bambini, avevamo organizzato incontri con le famiglie e da allora il problema si è ridotto, limitandosi ad alcune famiglie». Nel caso in questione, dice sempre la preside, «il padre ci ha detto che non è un’imposizione, ma che il figlio ha scelto. Il nostro consiglio è stato quello di proporre al bambino, magari in accordo col pediatra, un’astensione limitata».

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