
«Non sussiste alcun errore»: scrive proprio così il presidente della sezione di Controllo della Corte dei Conti, Salvatore Pilato, a Renato Schifani. Il quale a sua volta aveva sollevato dubbi su una indagine che aveva messo in evidenza ritardi di 5 anni e sprechi per almeno 70 milioni nel piano che doveva portare al potenziamento dei reparti di terapia intensiva e dei pronto soccorso.
È un documento, quello scritto da Pilato, che allarga la crepa nei rapporti fra magistratura contabile e Palazzo d’Orleans. Un solco apertosi la settimana scorsa e diventato in pochi giorni voragine al punto che Pilato usa toni raramente visti all’indirizzo di un presidente della Regione invitandolo «a una più attenta lettura» delle carte che riguardano l’indagine. E poi, qualche riga più avanti, rispondendo a tono a Schifani che aveva ravvisato il pericolo di «allarme sociale» per via degli errori nell’indagine della Corte dei Conti, il magistrato aggiunge che «l’eventuale allarme non può e non potrà mai essere ascritto alla nostra attività, ma semmai al grave e risalente stato di inefficienza della spesa sanitaria e all’inadeguatezza dei livelli di assistenza nel territorio regionale».
La nota di Pilato, otto pagine zeppe di dati e analisi, arriva dopo il deposito della relazione che chiude l’indagine sui 571 posti di terapia intensiva e sub intensiva più i 24 nuovi pronto soccorso programmati nel 2020 e che dovevano essere realizzati entro il dicembre 2021 per prevenire la terza ondata di Covid. Per questo piano, messo a punto dall’assessore Ruggero Razza ai tempi del governo Musumeci, la Regione aveva investito 237 milioni. Ma i ritardi nella sua attuazione, affidata inizialmente al commissario Tuccio D’Urso, hanno costretto Schifani a riportare la gestione all’interno dell’assessorato alla Sanità e a costruire un nuovo piano che prevede di far ripartire i progetti bloccati e avviare quelli mai iniziati: il tutto a un costo ulteriore di 70 milioni e con un traguardo fissato a giugno del 2026.
Schifani non aveva nascosto l’irritazione per la pubblicazione dell’indagine alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. E quindi aveva diffuso una nota in cui contestava alcuni dati inseriti dalla Corte nell’indagine, tali da procurare «allarme sociale». In più Schifani invocava maggiore e leale collaborazione istituzionale. Secondo il monitoraggio di Palazzo d’Orleans i progetti bloccati sarebbero solo il 20% del totale, la Corte ribadisce invece che «su 71 cantieri programmati solo 31 sono stati completati».
E proprio dall’appello di Schifani è partito Pilato per rispondere a tono. «Nel prendere atto della sua comunicazione con divulgazione a mezzo stampa...» è l’incipit delle otto pagine vergate dal magistrato e indirizzate al presidente, che proseguono con un rafforzamento dell’atto d’accusa alla Regione: «La documentazione sul piano è viziata da palese disordine, incongruenza e inadeguatezza». La Corte si assolve sottolineando che «non sussiste alcun errore» da parte sua e ricordando a Schifani che i dati da lui contestati sono stati forniti dal commissario D’Urso e dall’assessorato e che dunque «l’asserito errore, qualora esistente, sarebbe imputabile alla amministrazione regionale».
E al di là delle polemiche c’è di più. Perché nella nota Pilato anticipa a Schifani nuovi campi di indagine. In particolare segnala al presidente «la necessità di recuperare con estrema urgenza l’economicità e l’efficienza della spesa». Premessa per segnalare che anche sulla fornitura delle attrezzature elettromedicali ai reparti mai nati, o nati solo in parte, ci sono molti punti oscuri da chiarire: «Il budget era di 25 milioni e 273 mila euro. Il valore delle forniture consegnate è di 11 milioni e 141 mila euro. L’avanzamento della spesa è pari al 44% del budget e c’è uno scostamento di 14 milioni e 132 mila euro».
L’altro faro che la Corte dei Conti sta continuando a tenere acceso sul piano che doveva portare a potenziare la sanità siciliana riguarda i costi. Già aumentati di 70 milioni e che Pilato teme possano lievitare ancora: «L’insorgenza di un rilevante contenzioso giudiziario, allo stato non quantificabile, lascia prevedere ulteriori oneri passivi che si aggiungeranno al finanziamento integrativo di 70 milioni già disposto».
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