
«Se dicono che è lievemente migliorato evidentemente c'è un lieve miglioramento, non sostanziale. La situazione resta evidentemente critica» e anche se «dal punto di vista generale è cambiato poco» evidentemente "non è ulteriormente peggiorata". Così all’ANSA Stefano Nardini, ex presidente della società italiana di pneumologia interpellato in merito alle informazioni contenute nel bollettino odierno sulle condizioni di Papa Francesco, ricoverato al Policlinico Gemelli.
«Dal punto di vista generale è cambiato poco, la cosa positiva è che non è peggiorato e che non ha febbre. Perchè - dice Nardini - il problema fondamentale delle polmoniti è che non c'è solo l’infezione, ma c'è sia il problema dell’infezione da combattere sia il fatto che la funzione respiratoria viene compromessa in misura maggiore o minore e quindi è un problema doppio. Non solo quindi l’infezione che, per quello che sappiamo è un’infezione grave, polimicrobica, ma anche la funzione respiratoria, che era cronicamente già prima un pò compromessa, e l’episodio acuto l’ha ulteriormente ridotta». Secondo l’esperto è anche una «buona notizia» il fatto che al riposo, come ha fatto sapere la Sala Stampa Vaticana in mattinata, ha alternato attività lavorative.
«Anche se - dice Nardini - da un punto di vista intellettivo non mi pare ci siano mai stati problemi, il che è una buona cosa. Ed è anche un’altra buona cosa che non abbia più avuto episodi di insufficienza respiratoria acuta, se vogliamo trovare aspetti positivi della situazione che resta critica ma evidentemente non è ulteriormente peggiorata». E quali segnali sono da considerare per sciogliere una prognosi di questo tipo? «Se fosse un mio paziente - afferma Nardini - direi che sciolgo la prognosi quando la funzione respiratoria è migliorata, che ho meno ossigeno ad alto flusso e che non ho bisogno di una ventilazione meccanica. Questo è il segnale secondo me che dobbiamo aspettare». In riferimento poi alla ripresa della fisioterapia sia respiratoria che motoria: «Queste sono indispensabili - dice ancora Nardini - perchè la degenza a letto e l’utilizzo di una ventilazione non invasiva finiscono per indebolire da una parte con il riposo a letto, tutta la muscolatura e facilitare, e questo non lo si vuole, l’insorgenza di eventuali episodi tromboembolici, mentre per quel che riguarda la ventilazione meccanica c'è l’effetto collaterale che i muscoli respiratori vengano in qualche modo messi 'a riposò, e quindi si indeboliscono anche loro».
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