
"C’è bisogno, in questa grande battaglia di civiltà, del contributo di tutti, donne e uomini, che devono trasmettere - in tutti i contesti - una cultura del rispetto e lo sdegno e la riprovazione per parole e azioni discriminatorie e violente". Nel messaggio diffuso dal Capo dello Stato Sergio Mattarella da Kyoto, dove si trova in visita ufficiale, c'è l'esatta cornice nella quale può e deve essere letta, oggi, una ricorrenza come la Giornata internazionale della donna.
Una giornata che, certamente, è utile ad alimentare il dibattito negli ambienti nei quali funziona l'aggancio a un momento "celebrativo". Momento del quale, però, emergono in maniera sempre più marcata i limiti concettuali, e i gravissimi rischi di spostamento del target, in un'epoca in cui la narrazione globale impone modelli polarizzati che, colpendo la diversità, l'inclusione e il rispetto dei diritti umani, sembrano sovente riportare indietro. In un tempo in cui anche quella femminile era una componente di fatto silenziata, che ha avuto bisogno di urlare per farsi ascoltare.
Oggi, il tema della parità s'impone - e le affermazioni del presidente lo evidenziano chiaramente - in tutta la sua universalità: non è una questione "femminile" o "femminista", ma un traguardo trasversale, collettivo, cui tendere nell'interesse generale, ogni giorno, in ogni contesto, con ogni strumento. Anche linguistico. Un aiuto nella messa a fuoco dei temi legati a questa giornata, proviene proprio dalle parole del Capo dello Stato, che, come sempre, si richiama alla nostra Carta costituzionale per rileggere la contemporaneità.
La parità, una ricchezza per tutti
"In un momento delicato per la vita della comunità internazionale - afferma Mattarella - desidero rivolgere, in occasione dell’8 marzo, un saluto e un pensiero di gratitudine a tutte le italiane e a tutte le donne che lavorano in Italia e contribuiscono al benessere nazionale. Abbiamo acquisito negli ultimi decenni piena consapevolezza che le politiche per la parità di genere, un diritto sancito dalla nostra Costituzione, non si sono risolte solamente in un vantaggio per le donne, ma hanno apportato benefici, ricchezza, frutti positivi per l’intera collettività. La promozione dei diritti va infatti di pari passo con lo sviluppo civile ed economico delle società. Per questo motivo occorre impegnarsi ancora, con decisione e lungimiranza, per colmare quei divari - culturali, salariali, di istruzione, di sviluppo della carriera - che permangono in alcuni ambiti nazionali". E va ricordato in proposito che il report dell'Inps, appena diffuso, ha fatto emergere un gravissimo gap salariale, pari a circa il 20% in meno, tra lavoratrici e lavoratori, a parità di posizione. Divario che si trasferisce anche in ambito pensionistico, con una forbice che sfiora addirittura il 44%. E, sempre nei giorni scorsi, un'altra ricorrenza come la Giornata delle donne nella Scienza ha sancito la persistenza degli stereotipi culturali che portano ad un accesso non paritario alle materie scientifiche, in cui il gap è numerico ma anche professionale (carriera, ricerca, retribuzione).
Il femminicidio, tra repressione e prevenzione
Il presidente della Repubblica prosegue poi toccando un tema tragico, quello della violenza di genere, che ha appena registrato una rilevante novità giuridica, con il disegno di legge proposto dal Governo che rende il femminicidio un reato autonomo, punibile con l'ergastolo. "Particolare attenzione - sottolinea Mattarella - va ancora risposta nel fronteggiare la piaga - vergognosa e inaccettabile - della violenza contro le donne. Ogni femminicidio, ogni discriminazione, ogni maltrattamento, sono un’aggressione all’intera società. Occorre continuare con l’opera di repressione e di prevenzione. Ma, contemporaneamente, bisogna proseguire con un’azione educativa, a partire dalle generazioni più giovani, che promuova una cultura di effettiva parità sradicando stereotipi, pregiudizi e abitudini consolidate". E proprio sotto questo aspetto - quello delle azioni educative negli ambienti in cui si forma la personalità: la scuola e l'Università - un passaggio importante si è registrato in ambito accademico, dov'è stata marcata in modo particolarmente incisivo l'attenzione degli Atenei di tutt'Italia nell'individuare e affrontare i casi di violenza di genere. La CRUI (Conferenza dei Rettori Universitari Italiani) ha infatti presentato nei giorni scorsi i risultati della prima indagine su abusi, molestie e violenza di genere che ha evidenziato come, tra marzo e novembre 2024, siano stati segnalati nelle università italiane 243 casi. Un dato che testimonia la necessità di configurare ulteriori strumenti da mettere a disposizione delle comunità accademiche e di diffondere la cultura della lotta a qualsiasi forma di discriminazione. Proprio al Sud, tra l’altro, sembra esserci una maggiore ritrosia a denunciare questo tipo di episodi: per imprimere una svolta, la Crui ha deciso di affidare alla rettrice dell'Ateneo di Messina, prof.ssa Giovanna Spatari - da sempre impegnata su questo fronte - il coordinamento delle attività contro la violenza di genere negli Atenei italiani, nell’ambito della delega alle Politiche di Genere che già le stata assegnata, con la presidenza dell’apposita Commissione. E proprio nello scorso mese di gennaio il presidente Mattarella ha inaugurato l'anno accademico dell'Ateneo di Messina, che gli ha conferito un dottorato honoris causa.
Non dover scegliere tra famiglia e lavoro
"Eguale impegno - rimarca ancora poi il presidente nel suo intervento - va perseguito per politiche familiari inclusive che favoriscano la libera determinazione: una donna non deve essere mai posta di fronte al dilemma di scegliere tra famiglia e professione. Le donne sono veicolo di particolare efficacia per l’integrazione e la pace. Voglio rivolgere un pensiero di solidarietà alle donne che, in ogni parte del mondo, sono perseguitate, imprigionate, sottoposte a inaudite violenze. Alle madri costrette a piangere i propri figli caduti in guerra. Alle donne che lottano per vedersi riconosciuti i più elementari diritti, dalla salute, alla libertà, all’istruzione. Facciamo nostro il loro dolore, ascoltiamo la loro voce. Il mondo sarà migliore con forte protagonismo della saggezza e dell’equilibrio delle donne. Buon 8 marzo!».
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