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Fantoccio raffigurante Giorgia Meloni dato alle fiamme durante il Carnevale di Poggio Mirteto: condanna unanime

Una scatola rosa con la scritta 'Barbie fascio di luce', e dentro la raffigurazione della premier Meloni, mentre fa il saluto romano, che alla fine viene distrutta dalle fiamme. È quanto avvenuto ieri sera, durante il 'Carnevalone liberato' di Poggio Mirteto, in provincia Rieti, dov'è stato bruciato nella piazza principale il fantoccio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Nella cittadina in provincia di Rieti, nel Lazio, al termine del carnevale antifascista, come mostrano i video sui social, si vede l'effige di cartone nel fuoco, poi applausi e il coro 'siamo tutti antifascisti'.

Un evento volutamente anticlericale, nato alla fine dell’800 come festa di liberazione dallo Stato Pontificio, ripreso poi dopo lo stop imposto dal fascismo negli anni '30. Una manifestazione che si celebra nella piazza principale della città, ogni anno in Quaresima. Chiamato 'l'anticarnevale', durante il quale è abitudine portare un manifesto satirico e bruciare un 'feticcio'.

Così come spiega il sindaco della città Andrea Arcieri: «Questa è una manifestazione che non è organizzata dal comune. Dura da tanti anni. Nacque nel 1861 per la liberazione del paese dallo Stato Pontificio, proprio come manifestazione anticlericale», ha detto all’ANSA.

"È un evento appositamente dissacrante e satirico che, nel tempo, ha visto bruciare diversi personaggi politici e religiosi. Il Comune - ha precisato - concede l’utilizzo del suolo pubblico e si occupa degli aspetti legati alla sicurezza e a quelli sanitari. Ma - ha sottolineato - assolutamente non entriamo sui contenuti della manifestazione che sono esclusivi dell’Arci, che organizza l’iniziativa».

Pronta la condanna unanime dell’accaduto da membri del governo e del centrodestra: «Gesti vergognosi che alimentano violenza e devono essere condannati con fermezza da tutte le forze politiche», ha affermato il ministro alla Salute Orazio Schillaci.

«Piena solidarietà al Presidente Giorgia Meloni per l'ignobile episodio», il commento sui social del vicepremier Antonio Tajani, sottolineando che «la politica è confronto, non odio».

Vicinanza anche dai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, così come dai partiti di maggioranza, Noi Moderati, Forza Italia, e Lega.

Netto il sottosegretario alla Giustizia, esponente FdI, Andrea Delmastro delle Vedove, per il quale l’episodio «pone ancora una volta il tema della violenza della galassia dell’estrema sinistra. È giunta l’ora - ha affermato - che il Pd condanni i gesti di violenza politica senza più alcuna ambiguità».

Dai dem la condanna è arrivata appresa la notizia: «Gli avversari si battono nelle urne, se si è capaci. Continuo a non rassegnarmi all’idea che bruciare in piazza pupazzi o bandiere non sia accettabile. Chiunque lo faccia», ha chiarito Stefano Bonaccini, eurodeputato e presidente Pd.

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