
La valanga di contributi a pioggia che l’Ars ha erogato a gennaio con la Finanziaria è finita sotto i riflettori del governo nazionale. Roma non ha ancora ufficializzato la decisione di impugnare una buona parte della manovra, ma ha notificato tutti i suoi dubbi alla Regione con una lunga nota in cui contesta l’erogazione di mance senza gara a beneficiari scelti in assenza di criteri oggettivi. E ciò viola i principi costituzionali di eguaglianza e parità di trattamento.
All’orizzonte si annuncia bufera. Almeno per le centinaia di enti e sindaci amici dei deputati che hanno beneficiato di contributi a pioggia, grazie ad emendamenti ad hoc inseriti non tanto nel testo principale della manovra quanto nel collegato alla Finanziaria (legge 3 del 2025). Nel mirino del ministero dell’Economia, che ieri ha scritto a Regione e Ars, sono finiti 22 articoli che stanziano 61,6 milioni.
Nel passaggio principale della nota inviata alla Regione e all'Ars il ministero dell'Economia rileva che «mancano criteri obiettivi e trasparenti nella scelta dei beneficiari» dei contributi. Citando una vecchia pronuncia della Consulta (la sentenza 137 del 2009) in base alla quale, erogando mance senza un bando, «non vengono rispettati i principi di eguaglianza e parità di trattamento previsti dall'articolo 3 della Costituzione».

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