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Mattarella: "Doveroso realizzare un futuro di pace". Il presidente a Gorizia riceve il premio santi Patroni con Pahor

Una farfalla in acciaio inclinata su un frammento della rete che un tempo divideva Gorizia e Nova Gorica. Si presenta così il 25/o premio Santi Ilario e Taziano conferito oggi al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e al presidente emerito della Repubblica di Slovenia, Borut Pahor, passati alla storia per quella mano nella mano a Basovizza come segno di riconciliazione tra i popoli.

Due massime istituzioni, due uomini, due amici a cui oggi è stato riconosciuto il sostegno nel percorso di avvicinamento delle comunità di Gorizia e Nova Gorica. Mattarella sale sul palco del teatro Verdi e saluta «l'amico Borut», Pahor ricambia con «l'amico Mattarella». Cade ogni formalismo, ogni frammento di rete divisiva, se ancora ce ne fossero. E si suggella il senso della prima capitale europea della cultura transfrontaliera Nova Gorica-Gorizia 2025.

Due città che «hanno coraggiosamente trasformato la prossimità geografica delle due identità in un’opportunità», esempio «inestimabile» per "l'intera Europa», osserva Mattarella. Il percorso con Pahor «a favore dell’amicizia tra i nostri due Paesi» - aggiunge - lo «abbiamo vissuto non soltanto come dovere civico e istituzionale verso i nostri rispettivi popoli, ma come responsabilità doverosa per la realizzazione di un futuro di pace per il nostro continente».

E sottolinea: «E' ai cittadini di queste terre che dobbiamo il successo di questo percorso: società mature, cresciute in democrazia, con efficaci anticorpi rispetto a lusinghe di sterili e pericolosi nazionalismi».

Pahor richiama l’attenzione dell’Europa tutta. «E' fondamentale che l’Europa unita si proponga come comunità coesa, capace di tracciare congiuntamente la rotta di uno sviluppo coraggioso», dice sul palco. A margine poi un riferimento alla guerra in Ucraina e al processo di pace: «Dobbiamo fare il possibile perché l’Europa sia protagonista anche delle iniziative che potranno determinare il futuro del mondo».

Il teatro è gremito, gli applausi sono lunghi. La commissione, presieduta dal sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, e dal decano don Nicola Ban, assegna ogni anno, in occasione della festa patronale, il premio a chi ha dato lustro alla città. Per il 2025 non ci sono stati dubbi. «La storia deve essere insegnata, soprattutto ai giovani: è infatti l’ignoranza a generare pericolose derive, mentre la cultura, la conoscenza, l'amicizia le prevengono. E la vostra mano nella mano ci insegna che dobbiamo andare avanti», afferma Ziberna.

Go!2025, dice l'arcivescovo monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, «è un segno per continuare sulla via della concordia nel rispetto e nella valorizzazione di culture e lingue diverse».

La farfalla inclinata è simbolo di speranza e futuro, pronta a spiccare il volo per allontanarsi da un passato di divisioni.

«Siete stati uno di quei fili che è riuscito a riparare, ricucire questo dolore e questo confine. Io dico sempre che un tessuto nuovo è un bellissimo tessuto, ma un tessuto ricucito è un tessuto più forte», le parole del presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.

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