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Andrea Prospero: la tragica chat prima del suicidio e l'inquietante incoraggiamento online: arrestato un giovane

L’orrore degli attimi prima e dopo il suicidio di un giovane studente universitario, Andrea Prospero, racchiusi in una chat. Uno scambio di messaggi ora agli atti dell’indagine della polizia di Perugia, che ha portato agli arresti domiciliari per induzione o aiuto a togliersi la vita un diciottenne romano. Una conversazione via web "particolarmente drammatica", secondo il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, perché relativa «ai momenti immediatamente precedenti» all’assunzione dei farmaci letali. Nella quale lo stesso giovanissimo romano, ancora liceale e attivo sul web con vari nickname, dopo che Prospero non rispondeva a una terza persona, conclude in maniera agghiacciante: «guarda che stai parlando con un morto».

Nella chat anche i dubbi di Andrea, che confida al quasi coetaneo di non avere la forza di compiere il gesto e riceve in cambio l’incoraggiamento a farlo, con indicazioni su come fare. E ancora: una volta ingeriti i farmaci, osservano gli inquirenti, il 18enne non pensa a chiamare i soccorsi ma a cancellare le tracce per risalire a lui.

Per uno dei legali dei congiunti del giovane abruzzese, l'avvocato Francesco Mangano, l’indagine «ha cominciato a dare risposte importanti alle domande legittime della famiglia». Il suo auspicio è però che «la tragedia di Andrea possa anche, come forse una magrissima consolazione, essere un monito per tanti ragazzi che in rete non trovano l’oceano in cui navigare ma piuttosto un abisso profondo ed estremamente pericoloso».

«Sinceramente, ho ancora dei dubbi che lo abbia fatto, volontariamente o aiutato da qualcuno. Io sono sempre del parere che si tratti di omicidio» ha detto invece Michele Prospero, il papà di Andrea.

Per il momento restano gli attimi che hanno preceduto e seguito il suicidio del giovane abruzzese, «più volte incitato e incoraggiato dall’indagato a farlo».

In particolare il 24 gennaio, giorno della morte, quando - secondo la ricostruzione della squadra mobile di Perugia e della polizia postale - Prospero manifestò all’amico di non avere la determinazione a compiere il gesto, chiedendogli quindi un incoraggiamento. Effettivamente poi ricevuto dall’indagato, che - sempre secondo l’accusa - gli fece superare la paura, inducendolo a ingerire i farmaci e a togliersi la vita.

«Questo è il mondo della rete, con delle conseguenze drammatiche anche per chi non lo guarda solo da giurista ma anche da genitore» il commento di Cantone durante un convegno. «Due persone che non si erano mai conosciute personalmente hanno iniziato a parlare dei loro problemi - ha detto - e uno di questi due è riuscito sostanzialmente a convincere l’altro a fare un gesto estremo, che è quello del suicidio. Allora dobbiamo farci serie domande».

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