
Uscito dalla tossicodipendenza da tempo, ha donato un rene alla propria compagna, che ora diventerà sua moglie.
"Ci sposiamo, non abbiamo ancora la data, ma ci sposiamo. Avevamo detto che l'avremo fatto dopo il trapianto e adesso è il momento". A dirlo è la donna, 34 anni, che il 5 marzo ha ricevuto un rene dal proprio compagno, 46 anni, con un intervento eseguito all'ospedale Molinette della Città della della salute di Torino.
La donna è affetta fin da bambina da una patologia renale, la granulomatosi di Wegenerm, che l'aveva costretta alla dialisi, dopo un primo trapianto dalla propria madre nel 2015. Il programma delle nozze adesso non è il solo: "Noi - spiega la donna - abbiamo sempre tanti progetti, un sacco di idee, ma nell'ultimo anno la mia dialisi ci ha limitati. Andiamo in montagna, al mare, a fare cammini, il prossimo sarà quello di Santiago, magari gli ultimi cento chilometri, che si fanno in una settimana". L'uomo ha reso pubblico il suo passato da tossicodipendente, con anni di recupero a San Patrignano, "perché dirlo - spiega lui stesso - è un messaggio di speranza un po' per tutti, anche per chi è ancora dentro la tossicodipendenza. Non faccio più uso di sostanze da dodici anni - racconta -. Si deve capire che quella non è vita, che ci sono altri modi di vivere, però finché fai una determinata vita non lo sai, ma c'è sempre un modo per vivere davvero, mentre quello è solo un modo per scappare". "Tanti - aggiunge la compagna - hanno commentato sui social un po' dubbiosi la notizia del trapianto proprio per questo, ma lui fortunatamente non aveva danni a livello fisico, né malattie infettive. Prima del trapianto comunque sono stati fatti esami per un anno e mezzo e il rene e il suo corpo sono completamente sani". La procedura di accertamento prima del trapianto è stata effettuata nella Nefrologia dialisi trapianti, diretta da Luigi Biancone, responsabile del programma di trapianto rene. "Quella del donatore è una doppia vittoria: contro la malattia di lei e per una nuova vita insieme" commenta ora il medico.
L'intervento chirurgico è stato eseguito da Aldo Verri, direttore della Chirurgia vascolare ospedaliera, Andrea Agostinucci, Paolo Gontero, direttore della Clinica urologica universitaria, e da Andrea Bosio, con l'assistenza anestesiologica di Chiara Melchiorri. La coppia è stata poi ricoverata all'unità semintensiva della Nefrologia. Cinque giorni dopo il trapianto lui era già a casa e lei fuori dalla dialisi con una funzione renale ottima. "Adesso è tutto a posto, è andato tutto perfettamente" dice l'uomo. "Andiamo a fare controlli due volte a settimana - aggiunge lei -. Prima del trapianto per me la paura c'era: avevo la preoccupazione dell'intervento di lui, perché non è da poco. È peggio quello del donatore, essendo un organo un po' nascosto. Avevo paura del post intervento anche per lui. Adesso io ho ancora i punti, lui no, ma ha la fascia. Deve ancora passare un mesetto per rimetterci del tutto". "È bellissimo - concludono - pensare di non dover più fare la dialisi, sapere che si sta bene. Adesso si va all'ospedale per controlli, prima perché si stava male".
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