
Papa Francesco dimesso oggi in «convalescenza protetta». Dovrà stare a riposo per almeno due mesi e i medici sconsigliano di «fare sforzi» e «vedere subito gruppi di persone». La conferma dall’equipe medica durante il briefing stampa di ieri al Gemelli.
«Le infezioni più gravi di Papa Francesco - conferma Sergio Alfieri, a capo dell’equipe medica - sono state risolte ma per l’infezione polimicrobica ci vuole tempo». I medici hanno anche rivelato ai giornalisti che il Pontefice «è stato per due volte in pericolo di vita».
È evidente, ha aggiunto il medico, che Papa Francesco sia dimagrito in questi oltre 30 giorni di ricovero ma «non lo abbiamo pesato» e «non ci preoccupa». Sottolineato, inoltre, che il Pontefice «si è sempre alimentato da solo», quando stava male mangiava meno e «ora che sta meglio si alimenta di più».
La secchezza delle mucose dovuta alla prolungata terapia con la somministrazione di ossigeno ad alti flussi e problemi ai muscoli coinvolti nella fonazione: potrebbe esserci questa combinazione di problemi alla base dell’affermazione fatta venerdì dal cardinale Prefetto della Fede, Victor Manuel Fernandez, ossia che «l'ossigeno ad alti flussi secca tutto» e che il Papa dovrà «imparare di nuovo a parlare».
Per quanto riguarda la secchezza delle mucose, questa è un problema atteso dopo che un paziente è stato sottoposto alla ventilazione ad alti flussi per un lungo periodo, ha riferito Roberto Tarquini, primario di Medicina interna all’ospedale di Empoli e vicepresidente della Società italiana di medicina interna.
«L'ossigenazione ad alti flussi è molto utile perché permette di erogare l’ossigeno con un flusso elevato, evitando così di ricorrere alla ventilazione non invasiva», ma nonostante l'aria che viene erogata sia umidificata, l’ossigenazione ad alti flussi può avere «effetti collaterali», ha osservato l'esperto. In particolare il ricorso a questa tecnica di ossigenazione «asciuga le mucose e causa secchezza», soprattutto se questo supporto respiratorio viene adottato per periodi prolungati. Quando le mucose delle vie respiratorie «sono disidratate è possibile che il paziente abbia difficoltà a parlare a livello delle corde vocali», ha spiegato Tarquini.
Parallelamente è possibile che ci siano problemi nei muscoli che controllano la fonazione. «Nei casi di lunghe degenze e di problemi infettivi è possibile che i muscoli della fonazione abbiano subito un danno funzionale» e che per questo motivo debbano «essere riabilitati», ha detto ancora il presidente della Simi.
In generale, ha aggiunto, anche «le malattie infettive possono provocare un danno ai muscoli, che hanno bisogno di nutrimento e possono soffrire per i danni provocati dalle tossine».
Tarquini ha infine osservato che reimparare a parlare non si riferisce alle capacità cognitive, ma alla necessità di "reimparare a utilizzare i muscoli della fonazione ricorrendo a una riabilitazione logopedica».
È «difficile dire quanto tempo sarà necessario per la riabilitazione, è possibile - ha concluso - che questa richieda fra 20 giorni a poco più di un mese, dipende dalla situazione».
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