Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

La 'ndrangheta di Crotone tra estorsioni, usura e armi: 17 arresti in tutta Italia. Anche in Sicilia I NOMI

Sotto la lente degli inquirenti sono finiti i presunti appartenenti e sodali della cosca Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Eseguito inoltre un sequestro preventivo a carico di 9 soggetti

Le inchieste e gli arresti del passato non avevano placato gli appetiti della cosca Arena-Nicoscia di Isola Capo Rizzuto che s'era riorganizzata a colpi di estorsioni, prestiti a tassi usurai e ricettazione di beni. Con i vertici in carcere, infatti, il clan sarebbe stato diretto da Pasquale Manfredi che, dopo la morte del padre Mario ucciso in un agguato nel 2005 nell'ambito di una guerra di mafia, dal carcere avrebbe indicato la linea che il gruppo criminale dei Manfredi-Nicoscia avrebbero dovuto seguire.

È questa l'ipotesi accusatoria delineata dalla Dda di Catanzaro con l'inchiesta "Blizzard" che all'alba di oggi ha portato i carabinieri del Ros, insieme ai colleghi del Comando provinciale di Crotone, ad eseguire 17 arresti tra le province di Crotone, Milano, Verona, Bolzano, Napoli, Perugia e Caltanissetta. Su disposizione della giudice delle indagini preliminari, Arianna Roccia, che ha accolto la richiesta dei pubblici ministeri Paolo Sirleo, Domenico Guarascio e Pasquale Mandolfino, la misura cautelare in carcere è scattata, come evidenziato, per 17 soggetti:

I nomi degli arrestati

Antonino Francesco Arena
Antonio Bruno;
Antonio Giardino;
Pasquale Manfredi;
Luigi Masciari;
Carlo Alberto Savoia;
Antonio Viola;
Antonia Arena;
Antonio Arena;
Marilena Manfredi;
Antonio Masciari;
Francesco Masciari;
Domenico Megna;
Mario Megna;
Luigi Morelli;
Pasquale Morelli;
Nicola Pittella.

Le investigazioni avrebbero anche dimostrato la potenza di fuoco del locale di 'ndrangheta che aveva a disposizione un vero e proprio arsenale con pistole e fucili di ogni genere.

Le accuse si fondano sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai reati, rispettivamente, di associazione di tipo ‘ndranghetistico, estorsione, usura e reati in materia di armi. Tutti con l’aggravante mafiosa.

La misura cautelare è stata emessa su richiesta della DDA di Catanzaro, all’esito di una attività di coordinamento, svolto tramite della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, con le Procure Distrettuali di Trento e di Venezia.

 Contestualmente è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dalla Procura della Repubblica – DDA di Trento nei confronti di 9 soggetti, e delle società a loro riconducibili, nel procedimento collegato con quello catanzarese.

Inchiesta partita da Bolzano

L’inchiesta contro la 'ndrangheta è partita dall’Alto Adige, dove era residente una famiglia di imprenditori calabresi che poi si è però spostata da Egna (comune di poco più di 5mila abitanti) per tornare nella regione d’origine. Gli investigatori, apprende l'ANSA, nell’ambito di accertamenti nella lotta contro la criminalità organizzata, avevano puntato il faro sull'imprenditore, che vantava commissioni di un certo rilievo anche con l’imprenditoria locale. E’ così venuto alla luce un rilevante disvalore tra il patrimonio dichiarato e il tenore di vita. A questo punto è partita un’inchiesta approfondita con il Ros di Catanzaro, la Procura distrettuale di Trento, la Procura di Catanzaro sotto il coordinamento della Procura antimafia nazionale. Le indagini sono state estese anche all’estero. Si stanno infatti eseguendo in queste ore sequestri di patrimoni, conti correnti e macchine in Svizzera.

 

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia