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“Orizzonti Liberi”: cinque storie di coraggio e riscatto contro mafie e corruzione

Cinque storie di riscatto contro mafie e corruzione. Sono al centro di «Orizzonti Liberi», il nuovo podcast di Libera realizzato in collaborazione con Chora Media, in uscita sulle principali piattaforme audio dal 1° aprile. Un viaggio in tutta Italia per raccontare l’impatto della presenza mafiosa, ma anche le possibilità di riscatto create grazie ai percorsi di Libera e della sua rete. Al centro le voci di protagonisti e protagoniste, persone che hanno deciso di non accettare la violenza mafiosa, corruttiva e criminale, ma di cambiare: vita, spazi, possibilità, per sé stesse e per la comunità. Realizzati da Carlotta Bartolucci, Viviana Marrocco e Sofia Nardacchione, i cinque episodi del podcast verranno pubblicati ogni martedì a partire dal 1° aprile. Nel podcast Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, a trent'anni dalla nascita dell’associazione fa un bilancio ma soprattutto lancia un messaggio verso il futuro: «Il contrasto a queste forme di violenza criminali - afferma - vuol dire creare altri spazi, altre opportunità. Questa è una grande sfida, questa è la nostra sfida». Si parte con «Fiori di comunità», che racconta l’importanza del riuso sociale dei beni confiscati ma anche le difficoltà a partire da una pizzeria di Lecco, che un tempo si chiamava «Wall street" e che per anni è stata il quartier generale della famiglia 'ndranghetista dei Coco Trovato. Fino a che, grazie alla legge 109/96 e alla spinta di tante realtà sociali del territorio guidate da Libera, dopo 25 anni dalla confisca, da qualche anno è tornata nelle mani della collettività con il nome di pizzeria-ristorante «Fiore - Cucina in libertà». Nel secondo episodio ci si sposta in Sicilia, dove è nato il progetto «Amunì», che in siciliano significa «andiamo», un’esortazione a muoversi, ma anche a intraprendere un nuovo cammino. È questo il nome che Libera ha dato al progetto che offre ai e alle giovani che hanno commesso un reato un’alternativa, una possibilità per ricominciare. Al centro dell’episodio c'è Giuseppe che, dopo aver commesso un grave reato quando era minorenne, racconta la sua storia e di come, grazie ad Amunì, è diventato la persona che è oggi. Tramite le voci di chi ha immaginato, guida e vive il progetto, questo episodio parla del tema dei reati minorili, di giustizia riparativa e di come la soluzione non sia la punizione senza condizionali, bensì la costruzione di un modo diverso di stare in relazione. Tor Bella Monaca, periferia di Roma, è lo spazio in cui si sviluppa il terzo episodio. Un luogo dove da sei anni Libera insieme ad alcune associazioni del territorio ha deciso di intraprendere un percorso per rafforzare la comunità, prendendosi cura delle persone che vivono una delle piazze centrali: Piazza Castano. Lo ha fatto a partire da bambine e bambini, giocando insieme, occupando una piazza che per troppo tempo è stata simbolo di violenza e criminalità. Una storia per capire cosa significa costruire alternative in un contesto pieno di difficoltà, ma anche potenzialità, e che chiede a gran voce, per chi ci vive, il diritto di sognare un futuro diverso. Il quarto episodio si sviluppa intorno al «whistleblowing», a partire dalla storia di una persona che ha deciso di raccontare quello a cui ha assistito: casi di opacità, corruzione e criminalità nell’ambiente di lavoro. Come lei, sono decine le persone che Libera ha accompagnato alla denuncia e alla segnalazione, tramite il servizio «Linea Libera», tra la complessità e le difficoltà di queste situazioni, ma anche degli strumenti e risorse per affrontarli: e di quanto, a volte, una mano tesa può fare la differenza. Il podcast si chiude con un episodio su Liberi di scegliere, uno dei progetti più complessi di Libera, per sostenere le persone che vogliono fuggire da ambienti mafiosi. Nella narrazione sulle mafie spesso tende a focalizzarsi sui protagonisti, su chi ordina e compie le azioni criminali, su chi fa affari. Spesso però si dimentica che dietro e intorno a queste persone ci sono delle famiglie. Dei figli, delle donne, mogli, madri, familiari che subiscono e in qualche caso «ereditano» forme di violenza. Assicurare a loro una concreta alternativa di vita è l’obiettivo del progetto che oggi è un protocollo governativo ma che avrebbe bisogno di una spinta politica molto più coraggiosa per aiutare tutte le persone che ne hanno bisogno. Per permettere che da una scelta difficile, quella di scappare dalle proprie famiglie, possa nascere una concreta possibilità di avere una vita libera.

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