
A Balvano (Potenza), il 23 marzo scorso, un uomo di 81 anni, Vito Tofalo, ha investito con la sua automobile il sindaco 82enne, Ezio Di Carlo, perché - sostiene l'accusa - nutriva verso di lui un forte astio per la mancata assunzione in Comune del figlio, che per un periodo era stato impiegato come autista. L’anziano è stato arrestato e posto ai domiciliari dai Carabinieri per il reato di tentato omicidio. Il gip di Potenza ha «valutato concreto e attuale il pericolo che l'indagato potesse reiterare la condotta illecita»: in parole più semplici, secondo gli investigatori, se ne avesse la possibilità, Tofalo proverebbe di nuovo a uccidere il primo cittadino.
Quella che potrebbe sembrare una «banale» storia di paese, un piccolo paese di 1.600 abitanti della Basilicata interna, valica i confini lucani perché porta con sé non solo la disperazione di un padre che soffre per il figlio che non ha lavoro, ma anche gli interrogativi sulle attuali difficoltà di fare il sindaco, '"una funzione da proteggere, a tutti i livelli», dice all’ANSA con un filo di voce, ma con grande convinzione, Di Carlo.
Medico, scrittore, poeta e pittore, è stato già primo cittadino per diverse consiliature, anche ai tempi del terremoto del 23 novembre 1980 - quando Balvano divenne il simbolo lucano della tragedia, con 77 morti, 66 dei quali bambini, nel crollo della Chiesa Madre durante la celebrazione della Messa della domenica sera.
Di domenica mattina, invece, lo scorso 23 marzo, Tofalo ha investito Di Carlo. Lo ha fatto volontariamente secondo gli investigatori dell’Arma che, coordinati dalla Procura della Repubblica di Potenza, hanno analizzato le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona. Vedendo il sindaco attraversare la strada - è la ricostruzione alla base della richiesta dell’arresto dell’anziano - avrebbe sterzato repentinamente per colpirlo. Sulla strada non sono stati accertati segnali di frenata. Curato in prima battuta dagli operatori sanitari del 118 Basilicata, Di Carlo è stato poi ricoverato, per due periodi diversi, all’ospedale San Carlo di Potenza, da dove è stato definitivamente dimesso solo venerdì scorso.
«Ora - racconta - sto meglio, ma ovviamente serve altro tempo per recuperare completamente dai diversi traumi che ho riportato». Non commenta le indagini, il sindaco, ma vuole invece trasmettere un messaggio: «Sono cose che non dovrebbero mai accadere, in qualsiasi posto del mondo, e che dispiacciono profondamente, da qualsiasi punto di vista le si viva». Impossibile dargli torto.
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