
Il pericolo di un aumento vertiginoso dei biglietti, per ora, è scampato. Ma l’attacco del governo alla compagnia che gestisce i traghetti da e verso le isole minori nasconde una partita avviata senza tanto clamore che vale una ottantina di milioni all’anno e decine di euro in più a carico dei passeggeri per ogni tratta.
Ieri, dopo un attacco del presidente della Regione, la Sns (Società Navigazione Siciliana) ha deciso di rinunciare a un aumento dei biglietti del 10% già deliberato. Sarebbe stato il primo atto di una escalation che alla vigilia della stagione estiva rischiava di portare a un incremento dei costi fino al 40% per i turisti che sceglieranno di raggiungere le Eolie, le Egadi, Ustica e Pantelleria. Esclusi dai rincari invece quanti viaggeranno con gli aliscafi e chi andrà nelle isole di Lampedusa e Linosa.
È questo il vero motivo che ha portato Renato Schifani ad attaccare di buon mattino, ieri, la compagnia che gestisce i traghetti, frutto di un’alleanza fra di due storici armatori Franza e Morace. Il presidente ha fatto sapere di aver inviato a Morace, che guida la Sns, una nota ufficiale nella quale lamenta «un rincaro che incide pesantemente sull'economia isolana aggravando, in primis, l’approvvigionamento dei generi di prima necessità e aggiungendo criticità al rifornimento dei carburanti e del gas».
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