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Abusate e “abbandonate” dal paese. A Seminara la solidarietà è per pochi

La comunità locale assente ieri alla manifestazione di sostegno per le vittime della violenza del branco. Ma in piazza c’è la coraggiosa presa di posizione del parroco: «I colpevoli siano puniti con severità»

Metti due ragazzine stuprate dal branco e una famiglia costretta a scappare dal paese, aggiungi almeno sei giovani dello stesso paese già condannati e mescola con una comunità che ha voltato le spalle alle vittime. Il “cocktail imperfetto” fa di Seminara, piccolo centro del Reggino tra l’Aspromonte e il mar Tirreno famoso per le ceramiche, il teatro ideale per una tragica storia fatta di violenza, paura e omertà.
Tutto ha avuto inizio anni fa, con le violenze di gruppo su due ragazzine. La vicenda è venuta a galla con un’inchiesta della Procura di Palmi, già sfociata in una raffica di arresti e persino nelle prime condanne (dai 5 ai 13 anni di reclusione) ai danni di un gruppo di giovani del posto, alcuni dei quali ritenuti vicini alle famiglie di ’ndrangheta. A raccontare quanto accaduto è stata una delle vittime. Ed è bastato questo, a lei e alla sua famiglia, per passare da un incubo all’altro. Perché sono iniziate le minacce in un ambiente che si è rivelato da subito fin troppo ostile. La madre, nelle scorse settimane, ha raccontato al “Corriere delle Sera” una serie di episodi inquietanti e descritto la sensazione di isolamento vissuta giorno dopo giorno. L’escalation ha portato i primi giorni di marzo, dopo un incontro in Prefettura a Reggio, ad un provvedimento «straordinario e urgente» con il quale si è innescata la ricerca di un alloggio lontano da Seminara.

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