
«E' un impianto tra i più sicuri, una tragedia incredibile». La cittadinanza di Castellammare segue con dolore e stupore il susseguirsi di notizie sulla tragedia della funivia del Faito, che da decenni è uno dei maggiori richiami turistici del territorio e gli stabiesi chiamano confidenzialmente «'a panarella».
Una piccola folla si raduna all’esterno della stazione a valle, blindata dalle forze dell’ordine: nel locale entra la moglie del macchinista che era a bordo della cabina precipitata, in lacrime, confortata dai colleghi del marito che chiedono di fare «immediata chiarezza» sulle cause del disastro.
«Qui ci sentiamo come una famiglia – dice un operatore della funivia – e un lutto del genere colpisce tutti. Appare inspiegabile, tenendo conto delle continue verifiche di sicurezza che eseguiamo».
Il sindaco di Castellammare, Luigi Vicinanza, è giunto sul posto al primo allarme sull'accaduto. Scuote la testa, ancora incredulo, dopo aver provato a confortare la moglie del macchinista: «I dipendenti Eav hanno ripetuto che sono orgogliosi della tecnologia dell’impianto, hanno detto che fanno sistematicamente le prove di sicurezza nel caso si dovesse spezzare il cavo di trazione». E invece quel cavo ha ceduto mentre il maltempo imperversava sulla sommità del Faito, a quota 1.100 metri.
Gli accertamenti degli organi tecnici, e soprattutto l’inchiesta della procura di Torre Annunziata, dovranno chiarire le cause dell’accaduto.
Il macchinista a bordo del vagone precipitato si chiamava Carmine Parlato, iscritto alla Filt Cgil. «Siamo di fronte ad una tragedia che lascia senza fiato e senza parole» – è il commento del segretario generale della categoria, Angelo Lustro, e del segretario generale Cgil Napoli e Campania, Nicola Ricci – «Ora è il momento del cordoglio e del silenzio per le vittime di questa immane ed assurda tragedia. Poi verrà il momento di accertare con esattezza le cause e le responsabilità».
In un pomeriggio di dolore, l’unica buona notizia è l’esito positivo delle operazioni di salvataggio delle nove persone rimaste bloccate nella cabina a valle, partita da pochi istanti e rimasta sospesa a una ventina di metri da suolo. Sono state imbragate e condotte giù, in un’atmosfera completamente diversa da quella che si è creata dopo la notizia della sciagura a monte.
Tra loro una comitiva di giovani studenti dell’Erasmus, apparsi sereni e sorridenti malgrado l’imprevisto: nessuno in quel momento poteva sapere che sulla sommità del Faito si stava consumando la tragedia.
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