Dalle colline del Piemonte al soglio pontificio: le radici italiane di Papa Francesco. La storia della famiglia Bergoglio a Portacomaro

Quando nel 2013 Jorge Mario Bergoglio fu eletto Papa, il mondo lo salutò come il primo pontefice argentino. Ma in quella fumata bianca si intrecciavano due storie: quella dell’America latina e quella dell’Italia del Novecento, fatta di valigie di cartone, partenze senza ritorno e fede custodita come eredità spirituale.
Una famiglia piemontese nel cuore di Buenos Aires
Le origini italiane di Papa Francesco affondano in Portacomaro, un piccolo paese della provincia di Asti, in Piemonte. È qui che nacque suo padre, Mario Giuseppe Bergoglio, prima di emigrare in Argentina nel 1929 insieme alla famiglia, in fuga dal fascismo e dalla crisi economica che colpiva l’Italia rurale. In Argentina, Mario trovò lavoro come ragioniere nelle ferrovie e sposò Regina María Sívori, di origini liguri e genovese di spirito. Da quel matrimonio nacque Jorge Mario Bergoglio, il 17 dicembre 1936, nella capitale Buenos Aires. Cresciuto in una famiglia che parlava italiano, mangiava italiano e conservava la tradizione cattolica come valore quotidiano, il futuro Papa ha sempre rivendicato il suo essere figlio di due mondi.
Il legame mai spezzato con l’Italia
Durante il suo pontificato, Papa Francesco ha ribadito in più occasioni il suo legame con le radici italiane. Portacomaro è diventata meta di pellegrinaggio per molti, mentre i parenti piemontesi del Papa hanno mantenuto viva la memoria familiare. Nel 2013, dopo l’elezione, le autorità locali del paese gli inviarono una bottiglia del vino Barbera prodotto nella zona, come simbolo affettuoso delle sue origini contadine. In più di un discorso, ha ricordato l’importanza dei nonni italiani nella trasmissione della fede: “I miei nonni mi hanno insegnato a pregare. I nonni italiani, anche se stanchi, avevano tempo per i bambini e la fede.”
Una cugina in Piemonte: la memoria viva del ramo italiano
Tra le testimonianze più toccanti sul legame con l’Italia, spicca quella di Maria Elena Bergoglio, cugina del Papa e residente proprio a Portacomaro. Più volte intervistata dai media italiani, ha raccontato con affetto aneddoti familiari, mostrando fotografie, lettere e ricordi che testimoniano il legame tra le due sponde dell’Atlantico. “Quando era giovane Jorge ci scriveva, e nei momenti più importanti della sua vita ci arrivavano notizie dalla famiglia in Argentina”, ha raccontato in un’intervista. Dopo l’elezione al soglio pontificio, Maria Elena è stata circondata dall’attenzione della stampa internazionale, ma ha sempre mantenuto uno stile sobrio, coerente con il carattere familiare. Per lei, il cugino era prima di tutto “il figlio di zio Mario”, e solo poi un uomo destinato a cambiare la storia della Chiesa. Il loro legame rappresenta la continuità silenziosa delle radici, fatta di piccoli gesti e memoria familiare tramandata da generazione a generazione.
La memoria di Portacomaro
La storia della famiglia Bergoglio a Portacomaro non vive solo nei documenti d’archivio, ma soprattutto nei ricordi familiari tramandati con affetto. A tenerli vivi è in particolare Maria Elena Bergoglio, cugina di Papa Francesco e memoria storica del ramo italiano della famiglia. “Lo chiamavamo Georgino”, racconta Maria Elena, rievocando l’infanzia di Jorge Mario Bergoglio attraverso lettere e fotografie conservate con cura. Il giovane Jorge scriveva spesso alla famiglia italiana, parlando della vita a Buenos Aires e del legame con i nonni piemontesi. Quelle lettere arrivavano con francobolli argentini e venivano lette in casa come piccoli tesori familiari. Quando nel 2013 venne eletto Papa, Portacomaro esplose in una festa spontanea: le campane della chiesa suonarono a lungo e in molti si riunirono in piazza davanti alla televisione della parrocchia. Il sindaco e il parroco sottolinearono come, nonostante la distanza, il legame con la terra d’origine non fosse mai stato reciso. Le radici contadine della famiglia sono ancora ben presenti nella memoria del paese. I nonni e il padre di Jorge lavoravano nei campi delle colline astigiane, coltivando la vite e producendo vino Barbera. Proprio questo legame simbolico fu celebrato nel 2013, quando il Comune donò al Papa alcune bottiglie di vino locale, come gesto di riconoscenza e continuità. Tra i dettagli più teneri, Maria Elena ha raccontato che, anche da Papa, Jorge le fece avere un saluto personale, dimostrando che il legame familiare restava saldo al di là del tempo e dei ruoli. “Per noi è sempre stato Jorge, il figlio di zio Mario”, ha detto. “Un uomo semplice, che non ha mai dimenticato da dove viene.”
Un ponte tra due identità
Il profilo di Papa Francesco è stato plasmato dalla doppia appartenenza: la spiritualità gesuita argentina e l'identità popolare italiana. Ha spesso parlato con gratitudine delle “radici umili” e dell’importanza della cultura del lavoro trasmessa dai genitori. La sua semplicità, la vicinanza alla gente, la scelta di vivere in Casa Santa Marta e non nei palazzi vaticani, si possono leggere anche come eco di una cultura familiare profondamente italiana. Non è un caso che durante i suoi incontri in Italia, amasse utilizzare espressioni dialettali, sorridere davanti alle bande musicali dei piccoli comuni, e stringere le mani come si fa nei paesi del Sud e del Nord, con la stessa calda familiarità.
L’eredità italiana di un Papa del mondo
Papa Francesco resterà nella storia come un Papa globale, ma le sue radici parlano italiano. Quelle radici hanno nutrito una visione della Chiesa fatta di accoglienza, concretezza e attenzione ai più fragili. Portacomaro e l’Italia non sono solo coordinate geografiche, ma l’inizio silenzioso di un cammino spirituale che avrebbe cambiato il mondo. Nel giorno della sua scomparsa, l’Italia saluta non solo un pontefice, ma un figlio che non ha mai dimenticato la terra da cui proveniva.