I sanitari del 118 intervenuti attorno all’una e trenta della scorsa notte in piazza Duomo a Monreale, subito dopo la sparatoria, sono stati strattonati dai parenti e dagli amici dei feriti. A terra c'erano tre giovani colpiti da arma da fuoco. Il primo equipaggio arrivato in via Benedetto D’Acquisto è stato accerchiato: i parenti chiedevano che fosse data priorità al proprio ferito. Sono stati attimi terribili per i sanitari. All’ospedale Ingrassia parenti e amici di uno dei ragazzi in fin di vita si sono riversati al pronto soccorso. Non appena hanno appreso della morte hanno danneggiato l’ambulanza. I sanitari sono riusciti ad uscire dall’ospedale grazie a un cordone delle forze dell’ordine. Gli ospedali sono stati presi d’assalto dai parenti e dagli amici. Straziante il momento in cui i genitori sono entrati per il riconoscimento delle vittime.
Gli operatori del 118, che si sono trovati a fronteggiare la folla "inferocita e violenta", armati solo di spirito di servizio e umanità e sono stati aggrediti mentre tentavano di salvare vite. Questa ennesima aggressione dimostra che non è più tollerabile operare in condizioni di totale insicurezza, esposti a rischi gravissimi senza alcuna tutela» commentano i componenti del direttivo regionale Coes Sicilia, associazione degli autisti e soccorritori italiani. «Noi operatori del 118 entriamo in servizio con un unico obiettivo: portare aiuto, salvare vite, dare speranza. Non possiamo più accettare che la nostra sicurezza sia messa quotidianamente in pericolo - aggiungono - Chiediamo l'intervento immediato delle istituzioni competenti: prefettura, assessorato regionale alla Salute, presidenza della Regione siciliana, ministero dell’Interno, ministero della Salute».
Il Coes Sicilia sollecita «l'adozione di misure concrete per la protezione dei soccorritori, anche attraverso l’impiego di vigilanza armata privata, la verifica rigorosa delle condizioni di sicurezza da parte delle centrali operative prima dell’invio dei mezzi di soccorso, un uso corretto e responsabile del servizio di emergenza, evitando abusi che mettono a rischio la vita di operatori e pazienti».
«Il 118 non è un servizio taxi. Le ambulanze devono restare disponibili per chi ha reale bisogno di aiuto. Non siamo soldati: siamo lavoratori al servizio della collettività - prosegue l’associazione - Con dignità e senso del dovere continueremo a soccorrere e a salvare vite. Ma, in assenza di risposte concrete e immediate, siamo pronti a intraprendere forme di protesta pacifica, fino al blocco delle ambulanze davanti alla prefettura. I soccorritori meritano rispetto, protezione e dignità. Non vogliamo più rischiare la vita mentre cerchiamo di salvare quella degli altri».
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