
Nuovo capitolo dell’indagine "Doppia Curva" condotta dalla Procura di Milano. La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza hanno eseguito sette arresti per usura, estorsione ed emissione di fatture inesistenti. Nella nuova indagine della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Milano viene contestata anche l’aggravante della modalità mafiosa. Cinque indagati sono finiti in carcere, altri due ai domiciliari. In cella su ordine del gip Domenico Santoro sono finiti Francesco Intagliata, 45 anni, di origini palermitane, Filippo Monardo, 49 anni (ex consigliere comunale di Sorianello); Giuseppe Orecchio, 36 anni, Domenico Sità, 43 anni e Davide Scarfone di 38 anni, tutti calabresi. Ai domiciliari invece è finito anche Carmelo Montalto, 49 anni. Ai domiciliari anche Mauro Russo, imprenditore del mondo dei parcheggi del Meazza, socio d’affari dell’ex storico capitano del Milan di Paolo Maldini e della bandiera dell'Inter Bobo Vieri. Sempre ai domiciliari è finito anche Carmelo Montalto, 49 anni.
Per alcuni dei reati per cui si procede, viene spiegato in una nota, è stata contestata l’aggravante della finalità mafiosa, per avere agevolato, secondo l’accusa, la cosca mafiosa facente capo alla famiglia Bellocco. Tutte le vicende erano già emerse nel corso degli altri filoni ma sono state «approfondite e meglio delineate attraverso le dichiarazioni delle persone offese, gli interrogatori del collaboratore di giustizia Andrea Beretta e l’effettuazione di mirati approfondimenti di natura economica e finanziaria».
Le estorsioni riguardano in particolare versamenti di denaro illecitamente pretesi dal gestore dei parcheggi dello Stadio Meazza per garantirsi una sorta di «tranquillità ambientale», il recupero di somme di denaro connesse a prestiti di natura usuraria, finanziamenti per attività economiche e il tentativo di estromettere Beretta dalla gestione della sua società di merchandising. Il reato di usura contestato riguarda, invece, prestiti elargiti, da più persone. Il clan della 'ndrangheta dei Bellocco, e in particolare anche il rampollo della cosca Antonio Bellocco, ucciso lo scorso settembre nel Milanese dall’ex capo della curva Nord interista Andrea Beretta, avrebbe prestato soldi, quasi 400mila euro in totale, a tassi usurari fino al 400% ad un imprenditore comasco, titolare di una società che si occupa di programmazione e trasmissioni televisive. «Quando pensi di rientrare? I soldi di Antonio erano i miei», sono solo alcune delle minacce all’imprenditore, riportate nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Milano Domenico Santoro.
Tra i casi ricostruiti nelle indagini dei pm della Dda Storari e Ombra, condotte dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano e dalla Squadra mobile milanese, anche una contestazione, originariamente attribuita anche questa ad Antonio Bellocco, poi ucciso, che riguarda l’utilizzo di una società per l’emissione di fatturazioni per operazioni inesistenti finalizzate all’evasione dell’Iva.
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