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Caso curve, il pm: "10 anni di estorsioni sui parcheggi San Siro"

Domani sono in programma gli interrogatori degli indagati in carcere, tra cui Davide Scarfone legato ad Antonio Bellocco, rampollo dell’omonima cosca, nel direttivo della Nord interista e ucciso a settembre dal capo ultrà nerazzurro Andrea Beretta

02-10-2024 Capi ultrà interisti Antonio Bellocco, Andrea Beretta – che un mese fa ha ucciso il rampollo dell’omonima cosca – e Marco Ferdico

La «gestione dei parcheggi dello stadio» di San Siro «con modalità estorsive», a cui avrebbe preso parte Mauro Russo, ex esponente della curva Nord ed ex socio di Paolo Maldini e Bobo Vieri (estranei all’inchiesta), "pare andare avanti da più di un decennio». Lo scrivono i pm della Dda di Milano Paolo Storari, Sara Ombra e Leonardo Lesti nella richiesta di misura cautelare che ha portato ieri a sette arresti, ordinati dal gip Domenico Santoro, nel nuovo filone dell’inchiesta «doppia curva» per usura, estorsioni e false fatture.

I pm, oltre a parlare del «lungo lasso di tempo di gestione illecita» dei parcheggi e dei «contatti con la criminalità organizzata», segnalano che Russo è pure indagato in un’altra indagine chiusa di recente per «corruzione tra privati», il che "fa ritenere che eserciti - scrive la Procura - attività imprenditoriale attraverso episodi estorsivi e corruttivi». In particolare, poi, il fratello di Mauro Russo, Aldo (non risulta indagato negli atti), sarebbe stato capace, scrivono i pm, di «introdurre» l’imprenditore del parking Gherardo Zaccagni pure «nel mondo Snai e nel mondo Milan, avendo entrature con le rispettive dirigenze», anche perché «cognato di Maldini».

Russo, ai domiciliari, sarà interrogato venerdì dal gip, mentre per domani sono in programma gli interrogatori degli indagati in carcere, tra cui Davide Scarfone legato ad Antonio Bellocco, rampollo dell’omonima cosca, nel direttivo della Nord interista e ucciso a settembre dal capo ultrà nerazzurro Andrea Beretta, che sta continuando, anche in questi giorni, a collaborare con gli inquirenti.

Sempre negli atti i pm mettono in luce come uomini del clan Bellocco, malgrado gli arresti da settembre in poi e le indagini in corso, hanno continuato a minacciare per riscuotere un credito a tassi d’usura su un imprenditore, pure dopo la morte di Antonio Bellocco. La Procura aveva chiesto il carcere anche per il fratello Berto Bellocco, negato dal giudice. 

 

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