
Il seguito di telespettatori che in queste settimane hanno avuto gli eventi televisivi legati alla scomparsa di Papa Francesco, il Conclave e infine l’elezione del nuovo Papa, ieri, va al di là dell’informazione o della semplice curiosità così come della religione. Solo per un dato tecnico, mercoledì l’edizione del TG1 intitolata «Extra Omnes» dalle 16 alle 18 ha raccolto 2.104.000 spettatori e dalle 18:54 alle 19:57, 5.206.000, senza considerare gli spettatori sintonizzati su altre reti.
L’apparato che la Chiesa espone negli eventi che la vedono impegnata ha un significato liturgico e religioso già per il fatto in sé, ma nelle diverse cerimonie contiene tutte le caratteristiche di uno spettacolo di eccezionale portata che la tv esalta. Potevano mai sapere Bramante, Michelangelo, Sangallo e tutti gli artisti che hanno partecipato al progetto, che la Basilica di San Pietro sarebbe diventata una scenografia stupefacente non solo per eventi religiosi ma anche politici? Gian Lorenzo Bernini, pur nella sua prospettica visione, poteva immaginare che il suo colonnato era l’ideale abbraccio che circonda una moltitudine di genti – ieri erano 45mila – e l’impatto che avrebbe assunto nel contesto di una ripresa televisiva? E il Giudizio Universale che si staglia sullo sfondo mentre la porta della Sistina si chiude, poteva assumere un significato più forte se non quello della responsabilità che incombeva sui Cardinali chiusi in Conclave?
Poi, ovviamente, la Chiesa ci ha messo del suo, vesti cardinalizie che pur nei loro colori sgargianti nulla tolgono alla ieraticità delle figure, processioni coreograficamente ordinate la cui cadenza è scandita da litanie di santi e canti gregoriani, illuminazioni rarefatte di ceri e candele, una sceneggiatura in lingua latina che oggi è prerogativa di pochi e che diventa contemporaneamente arcano e arcaico per quanti si fermano alla conoscenza dell’Amen.
Né funerali, incoronazioni e matrimoni regali trasmessi in tv hanno una simile portata mediatica, perché con il rito massimo della Chiesa e del Conclave, l’elemento che fa la vera differenza è il mistero assoluto, il silenzio profondo, la mancanza di notizie, inesplicabile per una società mediatica, abituata al flusso continuo di informazioni. Un silenzio interrotto non da un suono o da una comunicazione verbale, ma da una fumata con un significato inequivocabile, che ieri è stata un segnale planetario e ha scatenato il giubilo.
Da mercoledì tutte le trasmissioni in onda nell’ora in cui era stata preannunciata la fumata sullo schermo avevano una finestrella che inquadrava il comignolo della Sistina, in attesa del segno, il fumo bianco o nero, che non è simbolo ma modalità di comunicazione che non tradisce emozioni e garantisce imperturbabilità.

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