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Trump nel mirino di Marina Berlusconi: “Preoccupante”, Lega e FdI in imbarazzo

Ancora una volta le parole di Marina Berlusconi pesano e agitano il centrodestra. Fino a dividerlo, più o meno apertamente. A parte Matteo Renzi che premia il suo coraggio e Forza Italia che sposa la sua linea («un faro da seguire», è la sintesi degli azzurri), agli alleati non è piaciuto l’affondo su Donald Trump: il presidente degli Usa «preoccupa» la figlia del Cavaliere e infierisce sulla credibilità dell’America. Parole che suonerebbero come una distanza dell’Italia dallo storico partner occidentale, messa nera su bianco. E indizio del disappunto degli alleati sarebbe il silenzio scelto da leghisti e di quasi tutti i meloniani.

Tranne la ministra Daniela Santanché di Fratelli d’Italia, che sceglie l’attacco frontale: «Non mi sembra giusto intervenire a gamba tesa con giudizi sul presidente degli Stati Uniti che sono un nostro alleato», scandisce rimarcando che «a prescindere dal presidente, con gli Usa dovremo avere rapporti assolutamente buoni».

Ad assolvere Trump (nonostante il suo «effetto tornado») rimbrottando, invece, l’Europa è poi il presidente del Senato, Ignazio La Russa. Per il colonnello di FdI, con Trump «è arrivata una sveglia» suonata a Bruxelles che «deve trovare il modo per rafforzare questa alleanza».

Di certo la primogenita di Berlusconi non è andata per il sottile. Né sul successore di Biden né rispetto all’Europa con cui il governo italiano deve continuare a coordinarsi, è il suo monito. Quindi, come è successo a febbraio nell’intervista chilometrica rilasciata al Foglio, anche stavolta Marina si schiera. Ma a tre mesi di distanza, boccia i primi 100 giorni di Trump. Se a febbraio il presidente statunitense era solo il «rottamatore dell’Occidente» e le sue mosse le suscitavano «più di una preoccupazione» (per le politiche sui migranti) apprezzandone però «il forte pragmatismo» (in vista della pace in Ucraina), ora la condanna è netta.

«Quelle che erano solo preoccupazioni durante la campagna elettorale, si sono purtroppo trasformate in realtà», ammette. E guardando al ping pong in corso sui dazi, confida: «Bisogna sperare che Trump sia costretto dai problemi, dai danni provocati dalle sue decisioni, a rivedere un po’ tutto e a fare marcia indietro». Parole che FI apprezza riconoscendone una «visione». È così per Licia Ronzulli che proprio sui dazi commenta: «Anche Marina Berlusconi ha fatto capire che se ci si siede a trattare, questo deve avvenire con le stesse armi».

Tace invece Matteo Salvini, che per giorni affidò a una cravatta rossa il suo sostegno a The Donald, appena riconfermato alla Casa Bianca. Del resto il leader della Lega non ha mai abbandonato il progetto di una missione negli Usa, ufficialmente nel perimetro della sua attività di ministro delle Infrastrutture, ventilata un mese fa ma ancora senza data. Nessun commento, dunque, dal suo partito che preferisce minimizzare. E anche uno dei leghisti più estremi riconduce le parole dell’imprenditrice alle sue «solite» posizioni un po’ controcorrente, rivolte più al partito fondato dal padre che al resto del governo.

In silenzio pure FdI, apparentemente indifferente al dibattito. Ma nei corridoi dei Palazzi non manca chi attribuisce l’attivismo di Marina agli interessi per un suo progetto imprenditoriale sui media a livello europeo, su cui starebbe sondando il terreno da tempo. Da qui – continua l'interpretazione dei meloniani – la spinta sul coordinamento con l’Europa come bussola nei rapporti con gli Stati Uniti.

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