
Il caso di Emanuele De Maria e del suo permesso di lavorare all’esterno del carcere è al vaglio del ministero della Giustizia. È quanto si apprende in merito alla vicenda del detenuto 35enne, poi morto suicida lanciandosi dal Duomo di Milano.
Sembrava aver recuperato fiducia e autostima, quella «che accarezza l’anima» come aveva raccontato lui stesso in un’intervista rilasciata nello scorso novembre a "Confessione Reporter", programma in onda sulle reti Mediaset. E invece, nonostante fosse stato definitivamente assunto dall’hotel Berna dove lavorava e gli mancassero poco più di 5 anni per uscire definitivamente dal carcere, Emanuele De Maria ha deciso di uccidersi a 35 anni, non prima di aver probabilmente messo fine alla vita di Chamila Wijesuriyauna. Un’altra donna uccisa dopo Oumaima Rache, ragazza di 23 anni accoltellata da De Maria nella sua città di residenza, Castel Volturno, in provincia di Caserta.
E’ nel 2016 che il suo nome entra per la prima volta in un’inchiesta: di anni ne ha 26 ed è appena tornato nel casertano dall’Olanda, dove ha studiato anche all’università senza però laurearsi. Scappa prima che le forze dell’ordine riescano a eseguire il fermo e per due anni scompare fino a quando la polizia tedesca lo arresta a Weener, cittadina al confine con i Paesi Bassi. Finisce in carcere a Secondigliano e viene condannato per omicidio volontario a 14 anni e tre mesi.
La sua vita cambia quando viene trasferito nel 2021 a Bollate, dove «la dignità umana viene ripristinata completamente perché dà reinserimento», come spiega lui stesso. E infatti riesce a diventare un "ventunista", e cioè un lavoratore esterno in base all’articolo 21 dell’Ordinamento Penitenziario e dal 2022 viene assunto all’hotel Berna, quattro stelle in via Napo Torriani vicino alla stazione Centrale, praticamente di fronte alla gintoneria di Davide Lacerenza e Stefania Nobile, altro luogo finito al centro di inchieste milanesi. Poliglotta, lavora alla reception ed è un impiegato modello, «sempre contentissimo».
E’ nell’albergo che conosce Chamila Wijesuriyauna, che lavora al bar ormai da molti anni. E’ una delle veterane della struttura la 50enne di origine cingalese con la cittadinanza italiana. Sposata, con un figlio all’ultimo anno del liceo, Chamila vive a Cinisello Balsamo, in una via al confine con Milano non lontana dal parco Nord. «Tutti i colleghi la amavano e le volevano bene», ricorda il marito. Che per la prima volta da quando sono sposati, venerdì pomeriggio perde le sue tracce. Il marito si ricorda di aver visto una volta Hani Fouad Abdelghaffar Nasr, anche lui impiegato al bar dell’hotel Berna, aggredito ieri mattina da De Maria. Quando sarà interrogato, sarà il 50enne di origine egiziana a poter spiegare quale fosse il rapporto tra loro tre e a cosa sono dovute queste tragiche 48 ore con due morti e un ferito grave.
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